by Redazione | 31 Gennaio 2017 14:44
Da Expedia ad Airbnb, da TripAdvisor a Lyft, passando per Uber. Tutti contro l’ultima decisione di Donald Trump in materia di immigrazione. «Come gruppo Expedia faremo di tutto per proteggere i nostri dipendenti e i nostri viaggiatori. Ci auguriamo che il governo possa fare il suo lavoro, ma mostrando un po’ di rispetto per il nostro passato da immigrati», ha commentato gli ultimi avvenimenti il ceo Dara Khosrowshahi, cogliendo l’occasione per ricordare come proprio la sua famiglia sia di origine iraniana, uno dei Paesi sottoposti dalla nuova amministrazione Usa alle restrizioni per entrare nel Paese. «Con questa decisione – ha detto – il presidente cancella con un tratto di penna le radici degli Stati Uniti come nazione di immigrati».
Dal canto suo, per manifestare il proprio dissenso, Airbnb ha postato attraverso gli account social del ceo Brian Chesky un’offerta di case gratuite destinata ai rifugiati e chiunque altro si trovi in stato di bisogno perché impossibilitato a imbarcarsi su un volo in partenza dagli Usa. Donazioni in vista, invece, per la società di trasporti con base a San Francisco Lyft, che ha annunciato che nei prossimi quattro anni devolverà un milione di dollari all’American Civil Liberties Union per la difesa della costituzione a stelle e strisce.
Per Uber, invece, il disaccordo si manifesta con la piena solidarietà al sindacato dei taxi di New York, i cui lavoratori in molti casi provengono proprio dai sette Paesi entrati nella lista nera dell’amministrazione Trump. Nei giorni scorsi, alcuni taxi della Grande Mela avevano inscenato una protesta non effettuando servizio da e per il John F. Kennedy Airport. Adesso, Uber si è detta disponibile a ricompensare pro bono gli autisti coinvolti nella vicenda.
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