Ezhaya e la formula magica della Csr nel tour operating
«La Csr, acronimo di Corporate Social Responsibility, va messa a pagina uno delle agende aziendali. Iniziamo a credere fortemente in questi processi e in questi importanti cambiamenti che siamo chiamati a fare. Facciamo diventare la Csr una vera e propria divisione aziendale così come lo sono il prodotto, la finanza o il commerciale con tanto di manager di strutture e di staff e di studi di consulenza e ovviamente di risorse finanziarie.
Dopo aver discusso dello stato di salute del travel e del Piano Strategico del Turismo, nella terza puntata della rubrica social “Il Cerchio”, il presidente di Astoi Pier Ezhaya affronta uno dei temi più caldi e più importanti del momento: quello della sostenibilità sociale, dell’attenzione per l’ambiente e della cura per le persone nel senso più vasto del termine.
«Oggi per le aziende soprattutto se di dimensioni importanti non è più sufficiente generare risultati operativi ed economici – dice – Le più grandi corporation, oltre al classico bilancio economico, realizzano anche un bilancio sociale per raccontare ai propri stakeholder quello che stanno facendo su questo importante fronte».
L’intento di Ezhaya, portando all’attenzione il tema, è mettere un freno al cosiddetto fenomeno del greenwashing, a quelle strategie aziendali di comunicazione che «talvolta puntano più a dire che a fare. Ossia le aziende tendono più ad annunciare quello che stanno facendo che a farlo veramente. Ma, al di là di questi comportamenti non proprio benefici per il pianeta, il fatto che si sia elevata la soglia di attenzione e di sensibilità verso un tema così importante è qualche cosa da salutare con grande soddisfazione e fiducia. Quello che ci stanno dicendo i maggiori studi sui cambiamenti climatici e soprattutto sui cambiamenti epocali dei nostri costumi sociali non si può più ignorare. Girare la testa dall’altra parte non è più possibile, oltre che errato».
IL RUOLO DEL TURISMO. Per il presidente di Astoi, il turismo è in grado di essere «un formidabile costruttore di sostenibilità sociale». Ezhaya spiega: «Spesso mi è stato chiesto, per il ruolo istituzionale che ricopro, che tipo di sensibilità ci sia nel settore, o almeno nell’associazione che presiedo. In tutta onestà credo che si debba fare molto di più. Sì, certo, di fronte al tema la maggior parte delle realtà esprime condivisione, partecipazione e anche la giusta sensibilità. Ma se dovessi dire che oggi tutte le imprese hanno messo in massima priorità delle proprie agende questo importante tema rischierei di essere smentito».
Quindi da dove partire? «Bisognerebbe iniziare a prendere coscienza, a comprendere che questo è un fenomeno molto importante per il pianeta ma altresì per la sopravvivenza e per l’economia delle nostre aziende. Si è spesso detto che le nuove generazioni siano meno attente a temi che invece hanno caratterizzato le generazioni precedenti, come ad esempio la politica. Ma sul tema ambientale, invece, la soglia di attenzione è altissima. E menomale. Oggi, più che il prestigio e la notorietà di una marca, si cerca di comprendere che cosa quella specifica azienda stia facendo sul fronte della Csr. E ne consegue un criterio di scelta perché i nuovi consumatori indirizzano i propri acquisti proprio in ragione di questi importanti valori. Quindi attenzione a mettere il tema in un angolo e a dire: “Me ne occuperò quando avrò tempo”. Perché se non lo si vuole fare per il pianeta, bisognerà necessariamente farlo per la sopravvivenza delle diverse aziende».
Il turismo è anche «la leva principale per sostenere popolazioni che spesso non hanno alternative al turismo per determinare la propria sopravvivenza sociale. Questa è una cosa straordinariamente importante da un punto di vista più nobile ed etico perché aiuta popolazione più sfortunate della nostra, ma anche guardando l’angolazione più pratica e pragmatica, perché sostenendole nei propri Paesi di origine le si strappa alla povertà. In termini di derivate, significa strapparle agli estremismi, alla rabbia e talvolta anche ai flussi migratori che spesso la politica vorrebbe cercare di contenere. Quindi il turismo come sinonimo di mantenimento sociale, di sostenibilità sociale, ma anche come stabilizzatore di pace. Viaggiare getta ponti tra culture diverse tra popoli diversi, ci erudisce e ci aiuta a comprendere l’altro. E nella comprensione dell’altro si cela il più importante elemento per la stabilizzazione e per la pace. Facciamolo per il pianeta e per le generazioni che verranno che certamente il movente più nobile. In alternativa, resta sempre valido quello della sopravvivenza aziendale».
Giornalista professionista, redattore. Specialista nel settore viaggi ed economia del turismo e delle crociere dopo varie esperienze in redazioni nazionali tv, della carta stampata, del web e nelle relazioni istituzionali
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