by Roberta Rianna | 18 Ottobre 2023 7:00
T-shirt e sneakers all’Astoi Party, di fronte al gotha del turismo italiano. Una conferenza stampa disinvolta nel cuore soleggiatissimo del suo Village. Aplomb confindustriale sì, come sigla impone, ma con il piglio sempre più deciso del primus inter pares. Ha tenuto banco così, al Ttg di Rimini, il presidente dei tour operator Pier Ezhaya, risoluto timoniere della faticosa rimonta del travel. Faticosa, nonché dolorosa, vista la «nuova ferita inferta» dalla guerra tra Hamas e Israele che – parole sue[1] – «lascia sgomenti e nel turismo crea incertezza rallentando la domanda, soprattutto su Egitto e Giordania. Soprattutto e non solo. Lo abbiamo visto con i fatti del Bataclan nel 2015, il contraccolpo è indiscutibile».
Eppure, tra gli operatori egiziani in fiera, c’è una nuova sura che riecheggia: «Tre settimane, servono tre settimane». Il tempo che, dal punto di vista di chi a ridosso di Gaza ci vive e lavora, bisogna attendere per decifrare il reale andamento del conflitto e le conseguenti ripercussioni sul mercato turistico.
Intanto, un fatto è assodato: il viaggiatore post Covid – lo abbiamo scritto anche qui[2] – è dotato di anticorpi che prima non aveva, e la voglia di partire resta poderosa.
Lo testimoniano i trend del tour operating rivelati da Ezhaya in quell’incontro con la stampa che non ha esitato a intitolare “Chiudiamo il Cerchio”. Metafora che evoca la rubrica social[3] di cui è autore e protagonista, ma racchiude ben altri significati. In psicologia – per l’esattezza nel ciclo della Gestalt – chiudere un cerchio vuole dire andare oltre, completare la forma, alleggerirsi di certe zavorre e ritrovare il benessere.
E dunque a Rimini, nonostante l’assillo dei fatti mediorientali, Astoi celebra il ritorno alla normalità dopo il Covid, la possibilità per t.o. e non solo di tornare a fare il proprio lavoro. «I numeri sono un po’ inferiori al 2019, ma ricavi e fatturati sono cresciuti del +5-7%. Effetto anche dell’aumento dei prezzi medi, che ha raggiunto anche il +20%», ammette. A trainare il booking quel Nord Africa, ora in parte influenzato dal conflitto[4], che però «nei mesi scorsi, con Egitto e Tunisia in testa, ha fatto man bassa di volumi, a danno del Mediterraneo. E se ha patito un po’ la Grecia, al di là degli incendi[5], e l’Italia si è ripresa solo a luglio e agosto con la revisione dei prezzi e il traino dell’incoming, ha marciato spedito l’East Africa con Kenya, Zanzibar e Madagascar in cima. Altri numeri importanti? Senza dubbio quelli del Giappone, delle crociere in generale e del ramo education», riassume Ezhaya.
Ma lo sguardo, ora, è tutto al futuro: «L’inflazione più dura, più affligge. E c’è tensione sulla domanda», rivela con franchezza. «Ragion per cui ci aspettiamo una domanda meno tonica, frutto anche degli aumenti dei costi, dagli alberghi al carburante, che è tornato a salire. Lato hotel, mi auguro maggiore attenzione a servizi e qualità. Imprescindibili a fronte dei rincari. Sul fronte voli, le compagnie attendono con ansia la consegna di nuovi aerei, che tardano ad arrivare, ma il processo andrà avanti. Per cui, ferme restando le minacce, immagino per il 2024 un’offerta voli più generosa», dichiara.
Un cerchio si chiude, un altro si apre. E per Ezhaya è «tutto fortemente in evoluzione», anche sul fronte associativo. Il Villaggio Astoi, così come il party serale, hanno confermato anche a Rimini la validità di un progetto che porta i soci a muoversi compatti, come una testuggine di romana memoria. «Lavorare coesi, collaborare prima che competere», sono concetti che il presidente, dal giorno zero, quello della sua elezione, non smette di ripetere.
Ma il suo grande sogno, chi lo ha seguito lo sa, era (o meglio è) un altro: compattare, non solo gli operatori, ma l’intera filiera del turismo organizzato. «Ci crede ancora, Ezhaya?», gli chiediamo per l’ennesima volta. E lui per l’ennesima volta ci risponde: «Sì, credo che dovremmo farlo. C’è chi fa le barricate, ma una parte della distribuzione collabora. Ci siamo spesso seduti allo stesso tavolo, non siamo andati in ordine sparso. E non lo nego: ci spero ancora». In cosa esattamente? «In una federazione unica su modello all’europea con una presidenza a rotazione. Abbiamo bisogno gli uni degli altri. Continuerò a lavorare in tal senso».
Un progetto che faciliterebbe il dialogo con le istituzioni, favorendo anche le azioni di lobby, laddove necessarie. E che si concretizzerà – da osservatori ce lo auguriamo – non oltre la chiusura del prossimo cerchio.
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