Dopo Facebook c’è Vero, il social che non inganna
No agli algoritmi e alla pubblicità. È la scelta di Vero, app nata nel 2005 e basata a New York in questi giorni alla ribalta e che, nonostante ci abbia messo 13 anni, riesce a ritagliarsi il suo spazio (seppur ancora piccolo) tra i giganti della Silicon Valley. E guarda dritto negli occhi soprattutto Instagram e Facebook, cercando di prendere il meglio da loro scartando quelli che – anche alla luce dello scandalo Cambridge Analytica – in molti considerano difetti, e risultando ideale per un utilizzo nel travel, come la maggior parte dei social del resto.
L’applicazione, sviluppata da Ayman Hariri, Motaz Nabulsi e Scott Birnbaum, colleziona attualmente migliaia di utenti al giorno (è molto apprezzata dai Millennial) e ha superato già il traguardo del milione di download e, soprattutto, fa fuori dai propri schemi il sistema degli algoritmi, non apprezzato dalla maggior parte degli utenti del globo, e l’attività di advertising: il servizio, infatti, promette visualizzazioni in ordine cronologico e non prevede la presenza della pubblicità. Inoltre, non ci sono profili verificati e permette di dividere i contatti di ciascun utente tra amici intimi, amici e conoscenti.
Vero ha un sito web, ma il suo utilizzo è solo via smartphone e tablet. Poi, se l’iscrizione è gratuita per il primo anno, il rinnovo prevede invece la sottoscrizione di un abbonamento annuale, il cui prezzo non è ancora noto.