by Redazione | 22 Luglio 2021 11:35
“Da strumento efficace a operazione fallimentare”: è la parabola in ambito turistico del green pass, vittima delle sue eccezioni[1], come denunciato da Astoi Confindustria Viaggi proprio nel giorno in cui Palazzo Chigi ha deciso la sua estensione dal 6 agosto a bar e ristoranti al chiuso (e non solo).
“Molti Paesi dell’area Schengen adottano protocolli non univoci, diversi fra loro, generando incertezza fra i viaggiatori”, scrive l’associazione in una nota. E aggiunge: “L’allerta della Farnesina[2] a valutare i rischi dei viaggi all’estero, a seguito dell’aumento dei casi di contagi da varianti Covid in alcuni Paesi, ha inoltre rimesso tutto in discussione”.
Effetto diretto di questa situazione di “confusione e schizofrenia delle informazioni”, il brusco calo delle prenotazioni e le numerose cancellazioni registrate dai t.o. Astoi rileva, in particolare, “oscillazioni del booking e annullamenti maggiori sulla Spagna, ma il clima di terrorismo psicologico sta interessando anche la Grecia e soprattutto l’Italia, con una grave ricaduta sul turismo nazionale”.
L’associazione dei t.o. preme, inoltre, su una corretta comunicazione: “È auspicabile superare il solo conteggio nominale dei casi Covid – per lo più diffusi tra la popolazione più giovane che non sviluppa sintomi gravi – e riferirsi solo ai ricoveri, che continuano a essere estremamente contenuti. Ecco perché non ha senso bloccare tutte le attività in nome delle varianti”.
Per Astoi, “con questo blocco perdurante, l’inasprimento delle regole in Europa e le nuove cancellazioni il comparto è al collasso e le prospettive per i prossimi mesi non possono che essere fortemente preoccupanti”. In più “gli operatori, per via di gravissimi e inaccettabili ritardi, non hanno ancora ricevuto tutti i sostegni deliberati a fronte delle perdite subite nei primi mesi del 2020, condizione che sta mettendo ancora più in crisi il sistema”. E nulla, ricorda l’associazione, è stato stanziato per la seconda parte del 2020 e per il 2021, “anno che si rivelerà ancora più tragico di quello precedente”.
LE RICHIESTE DI EZHAYA. Regole chiare e corridoi sicuri per la ripresa dell’outgoing, nonostante la variante, continuano a essere le pressanti richieste del turismo organizzato. Quello che Pier Ezhaya, presidente Astoi, chiede è «invertire la rotta». «Gli italiani – afferma – hanno un forte desiderio di viaggiare, ma sono disorientati e spaventati. Chiediamo a governo di rivedere l’allerta per i viaggi all’estero, emanando regole e raccomandazioni semplici e chiare. Norme confuse e contraddittorie non fanno che fiaccare ogni tentativo di ripartenza del comparto con gravi ripercussioni economiche su aziende, lavoratori e su un settore già al collasso dopo ben 16 mesi di crisi».
Infine, conclude il numero uno dei tour operator, «ci aspettiamo dalle istituzioni provvedimenti integrativi a ristoro dell’aggravarsi della crisi e di poter ricevere gli aiuti già deliberati e bloccati da una burocrazia che non fa onore al nostro Paese».
FIAVET CRITICA DI MAIO. È di queste ore anche la presa di posizione di Fiavet contro le ultime dichiarazioni del capo della Farnesina Luigi di Maio. «Le sue affermazioni ci lasciano basiti. Scopriamo che il nostro del ministro degli Esteri si pronuncia contro le aziende italiane che esportano turismo. Sono imprese italiane anche quelle che mandano gli italiani all’estero – sottolinea il presidente Ivana Jelinic – Imprese che pagano tasse e contributi in Italia e partecipano alla creazione del Pil. Ci sono molte agenzie di viaggi che non hanno nemmeno alzato la serranda perché il loro core business e costituito da viaggi di lungo raggio che non sono ancora ripartiti».
Per la federazione delle agenzie di viaggi che fa capo a Confcommercio «l’invito ai viaggi in Italia sbilancia fortemente il mercato, già inasprito dalla competizione che nasce nei momenti di difficoltà. Un’affermazione del genere di un esponente del governo è, per l’ennesima volta, una sferzata per le imprese che si occupano di outgoing».
La nostra posizione sul tema era già stata espressa nelle scorse ore nell’editoriale “La paura del viaggio e il capitombolo nel Medio Evo”[3].
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