by Andrea Lovelock | 3 Giugno 2024 19:57
Eclatante crac nel mondo del tour operating del vecchio continente. È scattata la procedura di insolvenza presso il tribunale di Monaco di Baviera per Fti Touristik GmbH, il secondo principale t.o. tedesco dopo Tui e il terzo in Europa per fatturato (4,1 miliardi di euro) e volumi di traffico con 7 milioni di clienti. Prima di lui solo Tui e Oriental Land.
La società ha dichiarato il fallimento dopo un fine settimana di intense trattative con il governo tedesco, alla quale deve quasi 1.000 milioni di euro, e nonostante l’annuncio dell’acquisizione da parte di Certares[1] per un euro e una prima iniezione di 125 milioni di euro.
Il ko del Gruppo che conta sei marchi, 90 filiali nel mondo e circa 11mila dipendenti, comprometterà probabilmente i viaggi non ancora iniziati, a partire da domani 4 giugno.
In uno stringato comunicato, Fti Group ha precisato che “la vicenda al momento riguarda solo questo brand. Successivamente però le domande verranno presentate anche per altre società, tra le quali Windrose Finest Travel. Ma per ora – si legge – tale marchio di lusso continua regolarmente la sua attività”.
“Per la protezione dei clienti-viaggiatori – prosegue la nota – il Gruppo ha allestito un’apposita pagina del sito web[2] e un numero telefonico [+49 (0)89710451498] con assistenti in tedesco e in inglese che daranno il massimo supporto per il buon esito dei viaggi e delle vacanze prenotate. La tutela dei clienti verrà garantita dal German Travel Security Fund”.
Vale la pena ricordare che in Fti Group figurano anche una compagnia di autonoleggio, brand alberghieri nell’universo Mp Hotels come Kairaba Hotels & Resorts, Labranda Hotels, Lemon & Soul Hotels, per un totale di circa 50 strutture ricettive; e ancora canali televisivi monotematici, nonché broker e consolidatori di biglietterie.
Inutile dire, quindi, che la notizia del tracollo di Fti Group ha messo in subbuglio l’intera catena di distribuzione tedesca visto che il colosso turistico vanta una rete di partner per oltre 10.000 agenzie di viaggi.
Poco meno di un mese fa, Certares aveva garantito la copertura acquisendo tutte le passività finanziarie[3], ma il meccanismo del salvataggio in extremis si è inceppato, sia per il basso volume di prenotazioni registratosi a maggio, con un booking ben al di sotto delle aspettative, sia per le pressanti richieste di pagamenti anticipati da parte dei fornitori di servizi, preoccupati per le perduranti difficoltà economiche del Gruppo e anche alla luce del netto rifiuto del governo tedesco federale di rimpinguare e rinnovare linee di credito al t.o.
Una crisi di liquidità, dunque, molto più pesante di quanto Certares, in aprile, aveva messo in conto. La scorsa settimana, il famoso media tedesco Bild aveva pure rivelato che c’erano state serrate trattative tra la direzione di Fti Group e i ministeri dell’economia e delle finanze federali per cercare di salvare il tour operator, ma senza esito positivo perché la pubblica amministrazione si era rifiutata di elargire nuovi aiuti finanziari, richiedendo un Piano di rientro di quanto erogato sotto forma di prestiti per 600 milioni di euro a seguito della pandemia, più altri 350 milioni concessi nel post Covid.
Fti Group aveva chiuso l’anno operativo 2022/23 con un fatturato di 4,1 miliardi di euro, pari a un +10% rispetto al 2021/22, ma del tutto insufficiente a far partire le prime tranche di rimborsi del debito contratto con la pubblica amministrazione. A tutto questo si è aggiunta la decisione della famiglia Sawaris, proprietaria di Fti, di non iniettare altro denaro nell’azienda ormai al tracollo.
Il fallimento di Fti Touristik rievoca vecchi fantasmi: in primis l’eclatante e doloroso crac del britannico Thomas Cook[4], che poco prima della pandemia ha ferito profondamente il mercato turistico.
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