«Il fallimento di Thomas Cook potrebbe causare uno tsunami. Siamo molto preoccupati. In poche ore, siamo stati contattati da molti alberghi, ciascuno dei quali vanta nei confronti del tour operator inglese crediti per decine di migliaia di euro, a volte centinaia di migliaia», è il primo commento del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, alla notizia del crac dello storico tour operator.
«Le istruzioni diffuse dalla compagnia si soffermano sulla tutela dei turisti, bloccando la partenza di coloro che stavano per mettersi in viaggio e coordinando il rimpatrio di coloro che sono attualmente in vacanza. Ma – sottolinea Bocca – neanche una parola in relazione agli alberghi e agli altri partner, che si ritrovano con il cerino in mano. Si conferma, ancora una volta, che la direttiva europea sui pacchetti di viaggio è una norma lacunosa, che non tiene conto del ruolo delle imprese turistico ricettive».
Federalberghi chiede al governo italiano di «intervenire con urgenza presso le autorità inglesi e degli altri Paesi in cui operano le altre società del gruppo di Thomas Cook, per tutelare la posizione delle imprese italiane. Nel contempo, suggeriamo ai nostri soci di informare eventuali clienti che hanno prenotato con Thomas Cook e che stanno per arrivare, affinché sappiano che dovranno saldare il conto in albergo, per poi chiedere alle competenti autorità inglesi il rimborso di quanto versato a Thomas Cook».
Bocca conclude facendo sapere che «Federalberghi ha contattato Hotrec, l’organizzazione europea degli albergatori, e le consorelle degli altri Paesi, per organizzare il confronto con il liquidatore e coordinare l’azione legale che si renderà probabilmente necessaria presso i tribunali inglesi. Ma i tempi saranno lunghi e l’esito a dir poco incerto. E nel frattempo, molte aziende italiane patiranno le gravi conseguenze di quanto accaduto».