«Come imprenditori il decreto Rilancio ci lascia scontenti, ma entrando nello specifico del nostro settore siamo quelli che hanno ottenuto un po’ di più degli altri». Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, incontra virtualmente gli albergatori e – consapevole di avere di fronte un testo che per quanto riguarda gli hotel non è proprio da buttare – promette di battersi in aula «per migliorare il più possibile il testo in sede di conversione in legge, a partire dal tax credit vacanze», che assorbe oltre 2 miliardi dei 4 stanziati per il turismo all’interno di una manovra pari a 55 miliardi.
Federalberghi stima che almeno il 30% degli alberghi italiani non riaprirà quest’estate, non ricevendo quindi i benefici che dovrebbe portare il cosiddetto bonus vacanze. «In Parlamento vogliamo rosicchiare un po’ di soldi da questi 2,3 miliardi – dichiara Bocca – per poterli mettere a disposizione di altre iniziative che possano aiutare il mondo delle imprese».
Una prima misura individuata dall’associazione sarebbe quella che riguarda l’Imu: «Non ci accontentiamo della rata di giugno, ma vogliamo che questa tassa sia abbuonata per l’intero 2020 – prosegue Bocca – Inoltre, chiederemo che il bonus del 110% sulle ristrutturazioni venga allargato anche al mondo degli alberghi».
Secondo il numero uno di Federalberghi «il 2021 sarà un anno con tante soddisfazioni per il turismo italiano. Ora bisogna sopravvivere». E ancora, in fase di riapertura, l’auspicio è che in tempi brevi si riesca a ottenere chiarezza riguardo i protocolli sanitari, «cercando, il più possibile, di non far diventare gli hotel degli ospedali».
Bocca si definisce un uomo di mercato: «l’ossatura del nostro Paese è fatta da imprenditori e per ripartire bisogna farlo dalle imprese. Ricominciare ad assumere, a insegnare alla gente a lavorare, non dare finanziamenti a pioggia che poco servono a questa economia».
Infine, Federalberghi risolleva il problema della velocità di questi provvedimenti. «Anche se – conclude Bernabò Bocca– la speranza era ricevere il trattamento che altri Paesi hanno riservato alla loro economia, erogando soldi direttamente alle imprese. Ma qui manca la fiducia».