La Befana e il carbone al turismo

La Befana e il carbone al turismo
05 Gennaio 11:30 2022 Stampa questo articolo

Niente boom di partenze per il weekend della Befana, che al travel quest’anno porta ancora e immeritatamente carbone. Nonostante il calendario favorevole, con un ponte di quattro giorni per il fine settimana dell’Epifania (la festività cade di giovedì), Federalberghi mette in evidenza due fattori di freno: da un lato la variante Omicron del virus Covid-19, che ha provocato la quarta ondata dei contagi nel pieno delle festività natalizie; dall’altra una crisi economica crescente che continua a penalizzare le aziende di tutta la filiera turistica.

Dunque, niente pienone che ci si sarebbe potuti aspettare in altre occasioni. Qualcosa si è mosso, ma in nessuna località di parla di record di presenze o di sold out. La montagna regge fino al 9 gennaio con un tasso di occupazione medio del 60%, ma per i periodi successivi ci sono pochissime prenotazioni. Le città d’arte sono al minimo storico, sotto il 30%. Il turismo straniero è pressoché assente e i prezzi risultano in calo.

Al mare e ai laghi, molte delle strutture che solitamente venivano tenute aperte per le festività, sono state chiuse dopo Capodanno o addirittura non hanno aperto.

Difficile anche la situazione degli agriturismi. Secondo l’analisi di Agriturist, l’occupazione delle strutture per l’Epifania si attesta tra il 30 e il 40%.

«La situazione è drammatica – afferma Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi – C’è grande preoccupazione. Il comparto non vive solo delle festività natalizie, un periodo peraltro che, già di suo, non ha potuto offrire grandi performance. Gli imprenditori del ricettivo sono estremamente allarmati per lo scenario che si presenterà da metà gennaio in poi. Oppressi dalle difficoltà causate dalla pandemia e dalle ulteriori misure restrittive imposte dal governo che fanno da deterrente agli arrivi del turismo straniero, fanno fatica a vedere la luce in fondo al tunnel, essendo l’Italia un paese il cui turismo produce normalmente il 13% del Pil e vivendo per oltre il 50% di turismo proveniente dall’estero».

Il numero uno di Federalberghi aggiunge che «la domanda dall’estero è ai minimi e la situazione si è aggravata in seguito all’impossibilità di accogliere in albergo coloro che sono stati vaccinati con un vaccino non riconosciuto dall’Ema. Inoltre, la totale assenza di prenotazioni per i prossimi mesi rende impossibile qualunque programmazione per le attività aziendali: così abbiamo il buio davanti a noi».

L’ulteriore aggravante è rappresentata dall’aumento considerevole dei costi di gestione di gas ed energia elettrica. Federalberghi sottolinea che questo porta molte strutture a essere già chiuse o in procinto di chiudere. «Le imprese sono allo stremo delle forze anche a causa del venir meno del sostegno dello Stato – conclude Bocca – Già nel secondo semestre 2021 sono venuti a mancare il credito d’imposta sugli affitti e l’esonero dal pagamento dell’Imu, mentre il 31 dicembre hanno avuto termine la moratoria sui mutui e la cassa integrazione Covid. Di questo passo sarà quasi impossibile per le nostre aziende immaginare un futuro».

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