by Redazione | 15 Giugno 2020 14:38
Amaro sfogo del presidente di Fiavet Sicilia, Giuseppe Ciminnisi, sull’isolamento logistico ma anche politico dell’intera regione, in una lettera che rappresenta un vero e proprio j’accuse senza appello:
“Della parola turismo – si legge nella premessa della missiva – sono ormai in tanti, troppi, a riempirsi la bocca. E tutti ne invocano, almeno a parole, la ripartenza. Spiace constatare come l’assoluta incompetenza sul tema non rappresenti per nulla un ostacolo per chi voglia conquistarsi una piccola fetta di visibilità attraverso dichiarazioni a effetto. Il risultato è che nel rumore di fondo si perde il senso, la direzione verso cui si sta viaggiando. Al momento, comunque, evitare il baratro è l’obiettivo che non possiamo mancare. Per il settore del travel le soluzioni messe in campo contemplano bonus, incentivi e fondi di vario genere, di cui ancora non si vede traccia. Le agenzie di viaggi, in attesa di un ristoro economico, stanno cercando di riconquistarsi un proprio spazio per essere protagoniste, e non spettatrici, della ripartenza”.
Gli ostacoli sono continui e la mancanza di una visione chiara e organica su come debba funzionare il mondo del turismo nel nostro Paese, su quali siano le figure che lo compongono e i rispettivi compiti, è oggi ancor più evidente. “Se vogliamo parlare del turismo siciliano, possiamo ben dire che era ed è rimasto quello dalle interessanti prospettive per il futuro. E quale futuro si può immaginare per il turismo di un’isola sempre più irraggiungibile? È un fatto che le norme di cui agli articoli 198 e 203, contenute nel decreto Rilancio, seppur concepite in ottica di tutela dei lavoratori, potrebbero portare una riduzione considerevole, se non al completo abbandono, delle rotte operate dalle compagnie low cost”, prosegue la lettera.
Dall’altra parte la presenza di Alitalia, con le sue politiche in altro senso spregiudicate è carente e limitata anche in ragione delle tariffe praticate – spiega Ciminnisi – Di tutto questo a pagare lo scotto sono i siciliani e il turismo siciliano. I continui interventi economici da parte dello Stato, l’ultimo di tre miliardi di euro, per il salvataggio dell’ex compagnia di bandiera, senza che nulla cambi, suona oggi come una beffa sulla pelle degli italiani e in particolar modo su quella dei siciliani”.
La lettera di Ciminnisi termina con un’interrogazione e una provocazione: “Quale futuro e ripartenza si può immaginare di fronte a disposizioni di cui non si comprende il senso ma che trovano giustificazione nelle esigenze di tutela della salute pubblica? Mi riferisco in particolare alla norma stabilita con decreto dall’assessorato regionale siciliano dei beni culturali che prevede ingressi contingentati per gruppi formati da un massimo di 12 persone nei parchi archeologici all’aperto. Una misura spropositata per dei luoghi dove è abbastanza agevole mantenere il distanziamento sociale. Una norma che penalizza fortemente i tour operator, costretti a modificare i piani delle visite su più siti o a organizzarsi con guide aggiuntive con la conseguente necessità di adeguare le tariffe, senza contare il rischio della perdita delle prenotazioni. Ecco, normare è necessario, e comprendo anche la difficoltà di farlo secondo criteri che contemperino le varie esigenze. Ma è uno sforzo più che mai indispensabile in questo momento se davvero si vuole che questa ripartenza del turismo non rimanga soltanto uno spot pubblicitario”.
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