Fiere in Italia, Aefi: ritorno all’utile, ma si può fare di più
Il settore della fiere, in Italia, viaggia a gonfie vele con un ritorno agli utili e un recupero nel volume di eventi organizzati superiore alle aspettative: sono le prime segnalazioni dell’Aefi, l’Associazione nazionale delle società fieristiche, che evidenzia come ora la vera sfida sia nella internazionalizzazione, vista la scarsa propensione delle aziende di questo settore ad aprirsi a mercati esteri e questo nonostante il sistema fieristico italiano occupi il secondo posto per fatturato e numero di visitatori, dietro soltanto alla Germania. Nel 2023 il sistema fieristico italiano ha complessivamente generato un impatto sul territorio valutato in oltre 22,5 miliardi di euro e ha ospitato 267 fiere di respiro internazionale. Ma si può fare molto di più.
E, proprio con questa finalità, lo scorso anno è stata lanciata dall’associazione la proposta del «Club Deal», una piattaforma partecipata da operatori e organizzatori fieristici con il supporto delle istituzioni, per promuovere partnership finalizzate a realizzare, nei mercati ad alto potenziale di sviluppo, manifestazioni dedicate ai settori strategici del made in Italy. Uno strumento per consentire alle fiere di assolvere appieno al loro ruolo che è quello di sostegno all’industria italiana oltreché generare indotto e ricchezza sul territorio nel quale i centri fieristici operano.
A tal proposito, il Rapporto di Prometeia – come evidenziato in un articolo apparso sul Sole24Ore – ricorda che il 50% dell’export nazionale viene generato attraverso contatti generati durante le manifestazioni espositive. E che si riscontra una maggiore dinamicità delle imprese espositrici rispetto a quelle che non partecipano alle fiere.
Infatti, partendo da un campione di 3.800 aziende di tre settori chiave del made in Italy (tecnologia, agroalimentare ed edilizia-arredo) il rapporto ha rilevato per il decennio 2012-2022 una crescita media annua dei fatturati del 5% contro il 3% dell’incremento complessivo dei tre comparti.
Lo studio di Prometeia, inoltre, guarda al futuro e ha provato a quantificare l’impatto che potrebbe avere l’«effetto fiera» se il sistema riuscisse ad aumentare il numero di piccole e medie imprese che partecipano alle manifestazioni. Sebbene infatti le pmi rappresentino l’ossatura del tessuto industriale italiano, sono appena il 22% delle imprese che partecipano a eventi espositivi. L’ingresso di 4.150 nuove piccole e medie realtà industriali alle fiere porterebbe un ulteriore aumento dello 0,6% sul fatturato complessivo dei tre settori, pari a 56 miliardi di euro aggiuntivi, con un incremento di 5,7 miliardi di euro riconducibile alla sola partecipazione fieristica, contro i 3,1 miliardi previsti senza questa partecipazione.