by Fabrizio Condò | 18 Dicembre 2023 13:46
Le ferite si rimarginano, le cicatrici restano, la memoria è incancellabile e, a volte, fa rima con il presente. Come oggi, 17 dicembre, quando all’aeroporto di Fiumicino è stato rievocato il 50esimo anniversario della strage del 1973: 32 morti e 15 feriti a opera di un commando palestinese.
Tra le vittime sei italiani, la famiglia De Angelis, con Giuliano, Emma e la figlia Monica, Raffaele Narciso, Domenico Ippoliti e il finanziere Antonio Zara, freddato nel tentativo di fermare i terroristi e, per questo motivo, insignito della medaglia d’oro al valor militare.
Da allora, poco o nulla è cambiato sotto il sole, con angoscia e morte che continuano ad avvolgere le meraviglioseterre del Medio Oriente[1]. Pur senza voler in alcun modo attribuire colpe e responsabilità, ma solo esprimere il cordoglio per un lutto senza tempo, come è avvenuto stamane al Leonardo da Vinci, che in quel preciso istante cambiò pelle e perse l’innocenza di scalo “immacolato” per proseguire blindato la sua – brillante – carriera. Niente più saluti e sorrisi dalla famosa terrazza che aveva fatto la storia con i Vip negli anni ’50 e 60′.
Per rendere omaggio alle vittime di quella mattanza, una delegazione guidata dal presidente di Adr, Vincenzo Nunziata, ha partecipato alla cerimonia organizzata in prossimità della pista dell’aeroporto, vicino al luogo dell’attentato. Qui è stata apposta una targa con i nomi dei caduti, alla presenza dei loro parenti, delle istituzioni locali, di Mario Baccini, sindaco di Fiumicino, di monsignor Santo Marcianò, vescovo Ordinario Militare per l’Italia, di Patrizia Terlizzi, direttrice Enac dell’aeroporto, e dei rappresentanti delle forze dell’ordine.
Al termine della celebrazione i familiari delle sei vittime italiane si sono riuniti in un momento di raccoglimento. Lo stesso che ha voluto esprimere, anche idealmente, in una nota AdR: «Interpretando il sentimento dell’intero management e del proprio personale, esprime sentita vicinanza ai familiari delle vittime nel cinquantesimo anniversario di una tragedia che ha colpito i loro cari e l’intera comunità nazionale e internazionale».
Di quella “tragedia” non si è mai saputo tutto, o meglio quello che conta di più: cioè “chi” si celasse realmente dietro l’attacco, o il mandante, se preferite un termine più spicciolo, da ricondurre a una potenza od organizzazione che fosse. Così come restano sconosciute le reali motivazioni. Oggi come ieri, non cambia nulla sotto il caldo sole della terra dove dovrebbero scorrere “il latte e miele”. E dove invece continua a scorrere il sangue. Come quella mattina a Fiumicino.
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