Focus sul mercato cinese per la Borsa delle 100 Città d’Arte

by Andrea Lovelock | 2 Aprile 2019 15:34

Lontani i tempi quando l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, dichiarava sprezzante: «Con la cultura non si mangia». Le città d’arte italiane, scrigni di cultura, alimentano il comparto turistico con una spesa di visitatori stranieri pari a 15,5 miliardi di euro (+11% rispetto al 2017) e con 113 milioni di presenze, cresciute del 27,2% dal 2010 ad oggi.

Soni i dati più eclatanti elaborati dal Centro Studi Turistici di Firenze e illustrati in occasione della presentazione della 23ª edizione della Borsa delle 100 Città d’Arte, che si terrà a Bologna dal 30 maggio al 1° giugno, con la partecipazione di 60 buyer esteri provenienti prevalentemente dai bacini di lungo raggio – in particolare Usa, Cina, India e Sudamericaper finalizzare contratti con oltre 400 seller italiani.

«Nelle 22 edizioni passate – ha evidenziato Marco Pasi, presidente di Iniziative Turistiche, organizzatore della Borsa – sono stati generati 56mila contratti, una media di 2.400 a edizione, cambiando di anno in anno quasi tutti i buyers, con solo il 20% di repeater. Questo significa aver centrato l’obiettivo di fiera tematica promo-commerciale, con una costante crescita d’interesse. Quest’anno siamo molto orientati sul mercato cinese, al quale dedichiamo anche un convegno, perché bacino alto spendente con tour operator cinesi che ci chiedono specifiche tipologie di offerta, come i motori di Maranello con la Ferrari e altre attrazioni in questo settore».

Un continuo progresso nell’elaborazione di idee di viaggio e soprattutto nella scelta delle mete, al punto che lo stesso presidente di Assoturismo, Vittorio Messina, scherza sul nome ormai riduttivo di Borsa delle 100 Città d’Arte, perché «le mete sono molte di più», se si considerano ad esempio i piccoli borghi entrati di diritto nei circuiti dei tour operator, che lo scorso anno ha generato 22,8 milioni di arrivi, 95 milioni di presenze e una spesa complessiva di circa 8,8 miliardi di euro.

«Ma il dato  più interessante – ha sottolineato Messina – è il sorpasso delle strutture extra-alberghiere che vantano ormai una quota del 54% rispetto agli hotel tradizionali. Dato che deve far riflettere perché talvolta cela un fenomeno sommerso e irregolare che danneggia le categorie già sottoposte a pesanti carichi fiscali. Ci vuole una legislazione chiara, che ancora non c’è, per regolamentare al meglio il comparto».

Altri due dati di estremo interesse, illustrati da Alessandro Tortelli, direttore del Centro Studi Turistici, riguardano infatti la vistosa crescita (+126%) degli esercizi che compongono l’offerta turistico-ricettiva e la significativa crescita di tante città d’arte cosiddette minori, che ovviamente non hanno nulla da invidiare ai grandi centri attrattori: da Bologna a Genova, da Pisa a Matera, gli incrementi di traffico sono tutti a doppia cifra. Così come significativa appare la perfomance del sistema museale: dal 2010 ad oggi i visitatori sono aumentati del 48,7% toccando i 55,5 milioni di ingressi con introiti che lo scorso anno si sono attestati su quasi 230 milioni di euro, più che raddoppiati (+119%) rispetto a soli otto anni fa.

Da qui i buoni propositi per l’immediato futuro. La macchina promozionale italiana, come ha sottolineato Elena Di Raco della direzione marketing Enit, punterà molto sugli eventi e sulle grandi ricorrenze, come i 500 anni dalla morte di Raffaello nel 2020 e i 700 anni dalla morte di Dante che cadrà nel 2021.

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