by Roberta Moncada | 3 Febbraio 2022 14:50
Programmare gli investimenti per sostenere in maniera mirata e funzionale il settore turistico. Questo, l’obiettivo del dialogo istituzionale che si sta svolgendo in questi giorni all’interno delle istituzioni europee. Tra i principali appuntamenti, l’audizione di ieri in Parlamento Europeo, che ha visto protagoniste le Commissioni Trasporti e Controllo bilancio. Agli europarlamentari il compito di avanzare osservazioni, domande e dubbi sul report di dicembre “Eu support to tourism, need for a fresh strategic orientation and a better funding approach”, pubblicato dalla Corte dei Conti europea e di cui abbiamo scritto qui[1]. Un documento che ha scoperchiato il vaso di Pandora della gestione non ottimale delle politiche per il turismo da parte della Commissione europea, soprattutto sul fronte degli investimenti e dell’implementazione dei fondi stanziati.
L’ultima pianificazione di Bruxelles in tal senso risale al 2010. Dal 2015 e fino alla pandemia di Covid-19, la Commissione ha rivisto le priorità sul turismo e ha avviato azioni per la definizione di un’agenda turistica per il 2030 ma, sottolineava la Corte dei Conti, non le ha tradotte in un piano d’azione concreto per sostenere la loro attuazione.
I problemi principali, secondo i custodi delle finanze dei Ventisette, sarebbero legati al fatto che, sebbene alcuni progetti abbiano contribuito realmente a promuovere l’attività turistica nell’eurozona, molti altri hanno avuto solo un impatto limitato. Spesso, le carenze nella pianificazione iniziale e nella valutazione, nonché nella fase di selezione stessa del progetto, hanno comportato riduzioni della portata dei progetti, ritardi e superamento dei costi durante l’attuazione. Da qui, la raccomandazione dei giudici amministrativi alla Commissione Ue di definire una nuova strategia turistica per l’Europa, incoraggiando gli Stati membri ad applicare procedure diverse e più circostanziate di selezione per gli investimenti.
L’italiano Pietro Russo, membro della Corte dei conti europea, nel suo intervento in audizione dichiara: «L’Unione europea gioca un ruolo complementare nella politica turistica. Deve supportare e coordinare le azioni prese dai diversi Stati membri. Questo include il supporto finanziario, che deve essere rafforzato nel periodo 2021-2027. Lo choc della pandemia non è la sola sfida con cui deve confrontarsi il turismo. Ve ne sono altre, più a lungo termine, connesse alla sua trasformazione verde e digitale, e vanno affrontate in maniera mirata e coordinata».
Concorda con la necessità di investimenti mirati anche la relatrice Sabrina Pignedoli, europarlamentare del Movimento Cinque Stelle. È lei a proporre l’istituzione di un nuovo fondo europeo ad hoc per il turismo così da sburocratizzare gli aiuti e renderli più pertinenti ed efficaci nel sostegno alle piccole e medie imprese.
«Questo settore – ricorda – rappresenta anche il 20% del Pil europeo e l’ultima strategia della Commissione sul turismo risale al 2010, con successivi aggiornamenti, ma senza la declinazione di azioni specifiche. La questione è tanto più urgente ora che il Covid ha colpito così duramente il comparto».
Secondo Pignedoli, bisogna dare nuovo impulso al travel con «finanziamenti mirati che possano risollevare il settore e cogliere questa opportunità anche per rendere il turismo più sostenibile. Oggi manca una visione complessiva e i finanziamenti sono disseminati in vari capitoli di spesa. Le recenti critiche della Corte dei Conti europea sono fondate: mancano priorità di investimenti e non è stata verificata la coerenza per piani operativi dei fondi europei con la strategia Ue. Per evitare sprechi di risorse e ritardi nell’attuazione di questi piani, la Commissione europea deve semplificare il quadro normativo. La maggior parte delle imprese del settore è di piccole dimensioni e non tutte hanno le opportunità per investire in progetti legati ai fondi europei».
Le fa eco il collega di partito nel Parlamento Ue, Mario Furore: «Il turismo è un settore economico essenziale per l’Unione europea: nel 2019 ha rappresentato il 9,9 % del prodotto interno lordo e l’11,6 % dei posti di lavoro. Nonostante questo però la Commissione europea lo ha colpevolmente trascurato e questo in un momento cruciale nel quale sta affrontando le conseguenze più drammatiche legate alla pandemia. Ringraziamo l’europarlamentare Pignedoli per aver ripreso la nostra proposta di istituire un fondo europeo ad hoc per il settore. Siamo convinti che serva un nuovo piano d’azione per il periodo post pandemico che aiuti il settore anche a vincere la sfida delle transizioni ambientali e digitali. Presto questa proposta verrà messa ai voti al Parlamento europei e noi auspichiamo che questa battaglia che arriva dal basso possa essere condivisa anche da altri parlamentari europei. Basta indugi, serve uno sforzo supplementare per sostenere le nostre eccellenze, linfa vitale dell’economia».
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