(RIYADH) Anche il 2022 ha confermato che i turisti sono tornati a visitare le nostre città, dopo averle evitate durante la pandemia per i rischi di contagio nei luoghi chiusi. È quanto risulta dall’ultimo rapporto di ForwardKeys, istituto di analisi dei flussi di passeggeri del traffico aereo. Juan Gómez García, head of market intelligence della società, in un incontro a margine del Wttc Global Summit, appena concluso in Arabia Saudita, ha parlato con L’Agenzia di Viaggi Magazine dei trend del turismo internazionale e di come le mete tradizionali – tra le quali l’Italia che resta un brand molto forte – potranno difendere le proprie posizioni in un mondo che sta cambiando velocemente.
Il settore sta affrontando una situazione mai vissuta prima: la pandemia, prima, e una guerra nel cuore dell’Europa, ora. Dal vostro osservatorio, intravedete nuovi scogli all’orizzonte?
«Mi piacerebbe conoscere la risposta. Certo, con la pandemia abbiamo imparato che se qualcosa può andare storto, allora andrà storto. Ma questa è una battuta. Io sono una persona positiva e i dati ci confermano le ragioni per vedere il futuro in maniera positiva. Quest’anno abbiamo visto che molte destinazioni sono state capaci, non solo di raggiungere i risultati del 2019, ma sono anche cresciute fino ad avvicinarsi ai livelli pre pandemia. E questo è molto incoraggiante».
Quali sono i trend attuali? Sono preferite le nuove destinazioni o i viaggiatori preferiscono tornare in luoghi conosciuti?
«Se riprendiamo i dati del nostro rapporto, vediamo che località con sole e mare sono state privilegiate a mete culturali, città d’arte e destinazioni shopping. In questi due anni di pandemia la gente ha preferito il turismo all’aria aperta e nella natura e adesso torna nelle città e in quei posti che hanno un appeal culturale».
La pandemia ha anche indotto a rimanere entro i confini nazionali. Si sta tornando al turismo di medio e lungo raggio?
«Assolutamente sì. Già alla fine del 2022 abbiamo visto che si è recuperato più della metà del 2019, se consideriamo il volume globale degli arrivi internazionali. E possiamo parlare di un incremento che porterà a totalizzare, già nel primo trimestre del 2023, il 75% di quello che si è registrato in tutto il 2019. Quindi, possiamo dire che davvero la gente è tornata a fare viaggi all’estero».
Qui siamo al Wttc, in Arabia Saudita, che è una nuova destinazione. Con un progetto ambizioso: il Paese vuole arrivare entro pochi anni a essere in cima alle destinazioni turistiche di tutto il mondo. Cosa potrebbe succedere alle mete tradizionali, come l’Italia o la Spagna, ma anche la Grecia, la Francia e così via?
«La speranza è che ci siano turisti per tutti. Vediamo che qui in Arabia Saudita ci sarà uno sviluppo massiccio per la nascita di una nuova destinazione. E c’è un’offerta molto ampia, dato che si tratta di un Paese molto grande con offerte differenti. Sono molto determinati a diventare una meta sostenibile e intelligente. E credo che abbiano molti esempi dai quali imparare. Ma non credo che questo potrà danneggiare in alcun modo le destinazioni tradizionali del Mediterraneo. Perché hanno un’immagine molto consolidata e non attirano solo nuovi visitatori, ma soprattutto gente che ci torna, anno dopo anno, per le proprie vacanze».