Migliaia di persone hanno manifestato sabato nelle città spagnole di Malaga e Cadice contro il turismo di massa, accusato anche qui di privare la popolazione locale di alloggi a prezzi accessibili, oltre a rendere invivibile per i residenti le località invase.
Dunque, ci risiamo, la guerra delle mete turistiche contro l’overturism continua. Questa volta dalla isole spagnole delle Baleari e Canarie si sposta sulla terra ferma.
A Malaga per protestare contro l’invasione dei turisti al grido di “Malaga per vivere, non per sopravvivere”, si sono riunite quasi 5.500 persone, secondo la prefettura, 15mila secondo il País. Nella cittadina una cinquantina di associazioni locali si erano già riunite con cartelli che recitavano: “Divieto di alloggi turistici” o “Stipendio di 1.300, affitto di 1.100, come si vive?”.
La località balneare spagnola, che conta 570.000 abitanti, è orami presa d’assalto durante il periodo estivo da tantissimi turisti, un’invasione di massa alla quale non è preparata.
Se, infatti, vent’anni fa la città accoglieva circa mezzo milione di turisti, quasi tutti di passaggio per le località marittime o per gli altri centri della regione come Siviglia e Cordoba, dopo a un lungo processo di riqualificazione Malaga è diventata un centro turistico importante: nel 2023 i turisti sono stati 1,6 milioni, e le previsioni per quest’anno sono per numeri ancora più alti.
Ma il gran successo del turismo ha provocato grosse difficoltà ai residenti i quali sostengono che, a causa del forte aumento degli alloggi turistici, arrivati a 39.000 nella zona, di cui 6.500 nella città stessa secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, trovare un appartamento a Malaga sia diventato difficile e costosissimo per gli standard di vita locali, anche perché in vari quartieri del centro tra il 20 e il 25 per cento degli alloggi sarebbe registrato su Airbnb.
Anche a Cadice, altra città andalusa, centinaia di persone si sono riunite nel centro storico con gli slogan: “Un turista in più, un vicino in meno” e “Basta alberghi, basta appartamenti per turisti, basta sfratti, basta svendita della città”.
Qui a causare involontariamente l’invasione è il porto che è diventato una destinazione popolare per le navi da crociera con 20 arrivi registrati dalla capitaneria nel mese di giugno e lo sbarco quasi quotidiano di migliaia di viaggiatori che si ammassano nel piccole vie del centro storico di una cittadine con solo 117.000 abitanti.
Il fenomeno dell’invasione del turismo di massa non è solo di questi ultimi anni in Spagna, come nel resto del mondo. Già nel 2010 a Barcellona i residenti locali si erano mobilitati contro l’overtourism. Ma, con la pausa forzata dei viaggi causata dal Covid, il problema era rientrato, fino a esplodere lo scorso anno con la totale ripresa del turismo che per il Paese iberico ha fatto segnare il record di 85,1 milioni di visitatori stranieri nel 2023, che significa il 12,8% del Pil e il 12,6% dei posti di lavoro.