Il tempo stringe per la vendita di Alitalia perché il 31 ottobre, data ultima per presentare le offerte vincolanti, è sempre più vicino. Inizia, pertanto, a delinearsi il quadro che vede Ferrovie dello Stato procedere all’acquisto dell’ex compagnia di bandiera. L’indiscrezione più eclatante, però, sarebbe quella che vede Fs aprire per intero il suo “paracadute”, ovvero comprare il 100% di Alitalia.
Come riportato dal quotidiano romano Il Messaggero, infatti, l’ipotesi più plausibile studiata dal governo per rimanere nei tempi e accontentare le verifiche della commissione Ue sul prestito ponte vede Fs entrare in solitaria nella compagine aerea, in prima battuta, per poi formare una cordata con il ministero dell’Economia (probabilmente al 15%) e un partner industriale.
Il confronto tra i commissari straordinari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari e il management di Ferrovie dello Stato proseguirà per da lunedì 22 e per tutta la settimana con il supporto dei banchieri di Rothschild e di Mediobanca. Uno dei nodi da dirimere riguarda proprio la valutazione dell’intera compagnia aerea: non è chiaro infatti, se Fs dovrà stabilire in via ufficiale un prezzo per l’acquisto nella fase di offerta e se questo debba essere rispettato.
Ciò che è certo, finora, è che bisognerà far fronte ai 900 milioni di euro di prestito ponte in scadenza il prossimo 15 dicembre, mentre il ministro del lavoro, Luigi Di Maio, aveva parlato ci una dotazione per il rilancio di Alitalia di circa 2 miliardi. A questi numeri va aggiunta la valutazione dell’intero 100% da acquisire.
Altro aspetto fondamentale, poi, resta quello di come procedere a creare la cordata che, in un secondo momento, subentrerà nel capitale di Alitalia e che dovrebbe coinvolgere Cassa Depositi e Prestiti (o un’altra società legata al Mef) e il partner industriale.
Intanto, sulla possibile nazionalizzazione di Alitalia iniziano a manifestarsi i primi dissensi, partendo dai vertici di Assolombarda, associazione di Confindustria che raggruppa le imprese che operano nelle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza.
«Alitalia non è un ammortizzatore sociale», ha detto dal palco dell’assemblea dell’associazione svoltasi a Milano il presidente Carlo Bonomi. «Chiediamo che gli italiani si possano esprimere con un referendum per dire se vogliono pagare di tasca propria per Alitalia», proseguito ribadendo il no di Assolombarda a uno «Stato che crede di poter rigestire il trasporto aereo».
A sostegno della sua tesi, Bonomi ha ricordato come nel corso degli ultimi 20 anni nel buco nero dell’ex-compagnia di bandiera (tra aiuti di stato, finte privatizzazioni, perdite di mercato e una cassa integrazione per migliaia di dipendenti), siano andati in fumo oltre 8 miliardi di euro. Più o meno, «sei volte l’ammontare di quello che il venture capital dà alle start up in un anno e tutto questo per un vettore che perde 1,2 milioni di euro al giorno».