by Giorgio Maggi | 4 Febbraio 2019 14:28
Fto diventa grande e per la prima volta varca in forze i confini italiani. Prima meta di quella che promette di essere solo la prima di una lunga serie di “missioni”, la Turchia raggiunta da una quindicina di operatori italiani tra incoming e outgoing soci dell’associazione, in occasione di Emitt (East Mediterranean International Travel & Tourism Exhibition), svoltasi a Istanbul nei giorni scorsi.
Un mercato, quello turco, in ripresa («nel 2018 l’outgoing ha fatto segnare un incoraggiante +38% rispetto all’anno precedente», sottolinea il direttore di Fto Gabriele Milani), ma che deve scontare la perdita di circa 500mila turisti tricolori tra il 2011 (erano oltre 750milz) e il 2017 (205mila circa, il punto più basso in assoluto).
«Questo viaggio è un primo tentativo per far diventare l’associazione più internazionale. Un’operazione che vogliamo ripetere ogni anno in un Paese diverso, non solo in occasione delle fiere», dice il presidente di Fto Luca Patané, sottolineando come le mete scelte dovranno avere sia una valenza incoming, che outgoing.
«Mi piacerebbe creare un vero e proprio club degli investitori, per contribuire a rendere le aziende del turismo italiano più globali». Inevitabile, a questo proposito, la stoccata a tutto quanto non è stato fatto finora dal settore pubblico e di quanto invece ci sarebbe da fare, soprattutto adesso che altri mercati come Russia e Germania hanno già ampiamente recuperato i loro abituali flussi verso la Turchia, dopo le tensioni geopolithe degli scorsi anni.
In più, il 3 marzo aprirà finalmente il nuovo aeroporto di Istanbul[1] (90 milioni di passeggeri la sua capacità, a regime), un plus che si unisce ai collegamenti da otto città italiane che Turkish Airlines effettua. Nessun problmea, a sentire Tamu Demsir, member of executive board di Tursab (l’associazione che raggruppa le agenzie di viaggi del Paese), nemmeno sul fronte della sicurezza, spesso percepito dai turisti italiani come un freno a partire. «Dobbiamo riuscire a comunicare il fatto non solo che la Turchia è una meta sicura, ma che la qualità del prodotto, alberghiero e non solo, è eccellente. A Istanbul (dove si ferma la maggior parte dei viaggiatori) e nel resto del Paese».
Sul fronte dell’incoming – «siamo un gateway per l’Europa», la visione di Patanè – molto rimane da fare, magari con l’aiuto dell’Enit, che a sentire gli operatori turchi presenti al workshop non mai ha intrapreso vere azioni. «A differenza del governo turco (dalla scorsa estate è entrato in carica il nuovo ministro del Turismo Mehmet Ersoy, fondatore della holding Etstur, proprietaria tra le altre di Atlasjet), che da anni ha ben chiaro cosa deve fare per promuovere il Paese», conclude Antonella Ferrari, direttore rete agenzie partner di Gattinoni.
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