G7, l’umanesimo del turismo nell’era dell’Ai
FIRENZE – «Di tutte le cose misura è l’uomo, di quelle che sono, per ciò che sono, di quelle che non sono per ciò che non sono». Lo affermò nel remoto V secolo a.C. il sofista Protagora, offrendo agli umanisti di oltre un millennio dopo – Petrarca e Boccaccio in primis – l’ancora a cui aggrapparsi per filosofeggiare sulla centralità dell’individuo al posto della natura.
E sono donne e uomini del mondo i protagonisti della prima vera giornata del G7 Turismo di Firenze, culla (non a caso), non solo del Rinascimento, ma anche di un certo umanesimo fiorentino.
Siamo a Palazzo Vecchio, in piazza della Signoria, sede del Comune e nell’Ottocento, per una manciata di anni, luogo deputato a ospitare il Parlamento del Regno d’Italia. Il cuore del summit dei grandi non può che battere qui. È il giorno delle strette di mano, dei lavori a porte chiuse, degli shooting di rito, che culmina in tarda mattinata con la foto di famiglia sotto la Loggia dei Lanzi, chiamata così per l’accampamento dei lanzichenecchi di passaggio verso Roma nel 1527.
I COMPONENTI DELLA FAMIGLIA
I delegati dal mondo – non tutti ministri, a dire il vero – giungono alla spicciolata. Ad accoglierli, nello scenografico Cortile del Michelozzo, la padrona di casa: il ministro del Turismo Daniela Santanchè. Gli obiettivi sono tutti puntati su di loro. C’è Sony Perron, viceministro del Turismo del Canada, poi raggiunto dalla ministra Soraya Martinez Ferrada; il dirimpettaio Alex Lasry, vice assistente segretario per i viaggi e il turismo Usa; e ancora Robert Specterman-Green from Uk, dove riveste la carica di direttore Media & International presso il Dipartimento Cultura, Media e Sport; la novella ministra delegata per l’Economia del Turismo della Francia Marina Ferrari; il coordinatore per l’Economia marittima e il Turismo della Germania Dieter Gerald Janecek; il commissario dell’Agenzia del Turismo del Giappone, Naoya Haraikawa; e il vicedirettore generale Mercato interno, Industria, Imprenditoria e Pmi dell’Unione Europea, Hubert Gambs.
Ma il G7 non si ferma ai sette. Tempo un’ora e arrivano gli ospiti d’onore: i delegati “outreach”, provenienti da mercati strategici con cui intessere relazioni in particolare sul tema dell’intelligenza artificiale. E dunque: il viceministro del Turismo dell’Arabia Saudita, la principessa Haifa Al Saud; il ministro di Stato dell’India, Suresh Gopi; il ministro del Turismo e delle Antichità dell’Egitto, Sherif Fathi Attia; il coordinatore generale e consigliere speciale per le relazioni internazionali del ministero del Turismo del Brasile, Kamila Zardini Grafetti. Oltre al vicesegretario generale dell’Ocse, Yoshiki Takeuchi, e al direttore esecutivo di Un Tourism, Zoritsa Urosevic.
I lavori si svolgono nel Salone dei Cinquecento, «simbolo perfetto della capacità di dialogo e confronto che caratterizza il nostro settore», sottolinea Santanchè nel suo discorso introduttivo. «Così come il Rinascimento fu un momento di rinascita e innovazione, oggi anche il turismo è chiamato a un profondo rinnovamento, che guardi al futuro senza dimenticare le radici storiche e culturali che ci uniscono».
SANTANCHÈ: «SUPERARE FACILI SCHEMI, SUPPORTO ALLE PMI»
Tra gli obiettivi della ministeriale, dunque, la promozione «della crescita e della prosperità attraverso un turismo che sia sempre più inclusivo e sostenibile, con politiche attente a portare sviluppo anche in luoghi» considerati minori, come i borghi (tanto cari all’ex ministro Dario Franceschini, che ne fece cavallo di battaglia del suo mandato), a «sviluppare offerte turistiche più ampie e differenziate, che permettano una distribuzione ordinata dei flussi nello spazio e nel corso dell’anno» allo scopo di combattere l’overtourism. Parola che Santanchè non ha mai mandato giù e che in questa sede non verbalizza, sebbene dichiari di voler «superare certi facili schemi che propongono un’incompatibilità tra turismo e natura o tra turisti e popolazione locale».
Il ritornello, in vista della firma di venerdì del primo documento mondiale sul turismo, è individuare «approcci coordinati» e portare avanti «un’attenta collaborazione e dialogo con le comunità locali e con il settore privato, soprattutto con quelle micro, piccole e medie imprese che rappresentano l’ossatura dell’industria turistica». Aziende – sottolinea Santanchè – «che spesso hanno bisogno di supporto nell’affrontare le grandi trasformazioni, come quella digitale e dell’intelligenza artificiale o gli investimenti necessari per rendere l’offerta sempre più sostenibile».
IL RUOLO CHIAVE DELL’AI
Sul piatto i soliti temi, benché cruciali: «La creazione di opportunità di lavoro, lo sviluppo di competenze professionali per affrontare le grandi sfide che si presentano». E last but not least l’Ai che «sta trasformando radicalmente il modo in cui viaggiamo e organizziamo il turismo, migliorando l’esperienza del viaggiatore e contribuendo all’efficienza e alla sostenibilità». «Tuttavia – ribadisce la ministra in un moto di umanesimo – al centro di ogni innovazione tecnologica deve rimanere sempre l’uomo: le nostre scelte devono essere guidate da un approccio etico, che ponga il benessere delle persone, la loro sicurezza e la qualità dell’esperienza turistica come priorità assolute».
Sul tema Santanchè va a fondo nel tavolo con i delegati outreach: «La sostenibilità deve essere il perno delle nostre strategie – incita – e l’intelligenza artificiale può aiutarci anche in questo, migliorando la programmazione e la gestione dei flussi turistici e dei servizi, favorendo una maggiore efficienza nel consumo delle risorse, incentivando la promozione e la diffusione di pratiche responsabili che rispettino ambiente e comunità locali. Utilizzando i dati storici sui flussi turistici, le preferenze dei visitatori e le condizioni meteorologiche, i sistemi basati sull’Ai possono suggerire le migliori esperienze fuori stagione, incentivando il turismo in periodi meno affollati».
Tornando al ruolo-chiave delle Pmi, Santanchè coglie l’occasione per sollecitare «investimenti strutturali e incentivi economici. Perché lo sviluppo tecnologico non determini divari incolmabili favorendo solo gli attori più grandi. Al tempo stesso sarà fondamentale fornire agli addetti del settore le necessarie competenze per cogliere appieno i benefici e mantenere la centralità del fattore umano».
ASTOI, EZHAYA: «NEL 2025 UN FONDO PER LA FORMAZIONE»
Un sostegno economico immediato, mirato e cospicuo era stato richiesto da più parti anche nel corso del side event che ha preceduto la prima giornata di G7. Per il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, «essere imprenditori in Italia è un po’ come essere eroi». O forse supereroi, vista la burocrazia tacciata di miopia ed elefantiasi in più di uno speech. Rispolvera perciò il mantello Pier Ezhaya, presidente di Astoi, tra gli ospiti dell’evento pre-G7: «Non mi stancherò mai di dire che le aziende devono investire in tecnologia e innovazione per guardare al futuro con meno incognite e più certezze». E spoilerando i contenuti della prossima Assemblea dei tour operator di casa Confindustria, in agenda il 21 novembre, dà un grande annuncio: la costituzione «per il 2025 di un rilevante fondo per finanziare la formazione e supportare i soci nel governare le opportunità e le insidie dell’Ai e della sostenibilità».
In attesa che il governo – o meglio, i governi – passino a questo punto dalle parole ai fatti.