Gardaland fa il suo ingresso tra gli iscritti all’Associazione Parchi Permanenti Italiani– Confindustria. Il sodalizio rappresenta 230 parchi tematici, acquatici, avventura e faunistici in tutta Italia.
«L’ingresso di Gardaland ci permette di garantire agli stakeholder una rappresentatività ancora più completa in termini quantitativi e qualitativi – spiega Luciano Pareschi, presidente dell’Associazione – La stagione estiva è iniziata sotto i migliori auspici e questo è un dato positivo non solo per le imprese del settore, ma anche per l’indotto, che nel 2022 ha superato i 2 miliardi di euro, a fronte di oltre 60.000 occupati. Con 20 milioni di presenze e circa 1,5 milioni di pernottamenti intermediati solo dalle agenzie di viaggio interne ai parchi, il comparto si conferma un formidabile attrattore turistico: da anni il nostro impegno è finalizzato alla sensibilizzazione delle istituzioni, affinché i parchi siano integrati nel turismo. Il ministro Santanché ha dimostrato grande attenzione alle nostre istanze».
«Siamo felici di entrare a far parte dell’Associazione Parchi Permanenti – osserva Sabrina de Carvalho, ceo Gardaland – Riteniamo di prioritaria importanza far riconoscere i parchi divertimento come destinazioni turistiche di rilievo nazionale: Gardaland con i suoi 3 milioni di visitatori si classifica tra le locations più visitate d’Italia. Inoltre è fondamentale rendere i parchi italiani competitivi come quelli europei, ottenendo la semplificazione della modalità di vendita dei biglietti online». Attualmente le disposizioni che regolano l’acquisto dei biglietti dei parchi da parte di tour operator e piattaforme online impongono un limite di 10 ticket per ogni transazione e l’autenticazione dell’acquirente.
Secondo Maurizio Crisanti, segretario nazionale dell’Associazione, «serve una semplificazione per far uscire i parchi divertimento dalla complessa disciplina che vuole contrastare il secondary ticketing, ovvero l’acquisto massivo di biglietti finalizzato alla rivendita al dettaglio a prezzi maggiorati. Abbiamo presentato al ministero dell’Economia e delle finanze e all’Agenzia delle Entrate la difficoltà che questo meccanismo crea ai parchi italiani nella vendita di biglietti attraverso i grandi portali internazionali: un danno rilevante per le imprese del settore, che chiedono solo di poter competere a pari condizioni con i parchi stranieri».
In base alle stime, la perdita dovuta alla mancata possibilità di approvvigionamento massivo di biglietti da parte delle piattaforme online si aggira intorno al 5% e in alcuni casi può raggiungere anche il 15%, a fronte di un valore stimato di 5 milioni di euro che, sale a 100 milioni di euro considerando l’indotto».