Tradizione, sushi, letteratura, anime e tecnologia: il Giappone va di moda e guadagna popolarità, ma questa destinazione si conosce davvero così a fondo da decidere di visitarla? Non del tutto. Ne è convinto Hideki Tomioka, che ha appena preso le redini dell’ufficio di Roma della Japan National Tourism Organization (Jnto), dopo tre anni in servizio a Londra. Conosce il mercato europeo e ha pronta la sua ricetta: formare il trade, informare (bene) il pubblico, puntare sui grandi eventi sportivi che di sicuro proietteranno luce sul Paese, come la Coppa del mondo di rugby dell’anno prossimo e le Olimpiadi di Tokyo nel 2020. Lo abbiamo incontrato in occasione della sua prima uscita pubblica alla fiera di Rimini.
Come si è evoluto il turismo in Giappone?
«Oggi il Giappone è molto popolare ed è più semplice raggiungerlo rispetto a cinque o dieci anni fa. L’industria ricettiva è più consapevole, apprezza e sostiene i visitatori stranieri. Se una dozzina di anni fa erano solo 8 milioni, oggi arriviamo a circa 27-28 milioni di turisti stranieri l’anno e per il 2018 puntiamo a raggiungere i 33 milioni. Gli italiani nel 2017 sono stati 126mila e quest’anno stiamo lavorando per incrementare il numero dei visitatori».
Cosa cercano i viaggiatori italiani?
«Il Giappone, come l’Italia, offre varietà di clima, cibo e destinazioni da nord a sud. È molto popolare tra gli honeymooner, ma anche tra i giovani che vogliono sperimentare qualcosa di nuovo, come l’outdoor: stiamo promuovendo montagna, oceano, trekking, ciclismo; sono tanti gli eventi sportivi e i festival del Paese. Gli italiani viaggiano soprattutto ad agosto, ma a loro dico che il Giappone è un’esperienza da vivere tutto l’anno: dallo sci in inverno all’hanami in primavera, il rito legato alla fioritura degli alberi».
Ha già incontrato i tour operator italiani? Quali sono le principali richieste?
«Sì, ne ho incontrati diversi e lavoreremo insieme su comarketing, seminari, eventi, online marketing. Mentre i t.o. conoscono bene la destinazione, molte agenzie devono ancora essere formate. Cercheremo di realizzare famtrip, anche per i media e i meeting planner, in base al budget a disposizione. Stiamo già lavorando sulle attività dell’anno prossimo, che parte ad aprile».
Per spingere la destinazione sono fondamentali i voli, lavorerà anche su questo?
«Sarà proprio uno dei focus per i prossimi anni, sappiamo per esempio che da Roma non c’è il volo diretto, occorre che i collegamenti tengano il passo con la crescita della domanda, sia leisure che business».
Il Giappone è percepito ancora come destinazione costosa…
«Certo, è più caro di mete più vicine ma, in realtà, se mettiamo a confronto per esempio le quote per viaggiare in Europa con quelle che si possono trovare per il Giappone ci sono anche tariffe che definirei ragionevoli. E poi il Paese è così diverso da tante altre destinazioni: ne vale assolutamente la pena. Rispetto ad altre mete, credo che la media dei prezzi non sia aumentata tanto nel corso degli anni. Dobbiamo lavorare sul pubblico. Quando ero a Londra e incontravo i visitatori agli eventi dedicati alla cultura giapponese chiedevo sempre loro: sai quanto costa viaggiare in Giappone? E non ne avevano idea. Mi sembra che gli addetti ai lavori abbiano una giusta percezione, ma il pubblico ancora no».