Un futuro a breve e medio termine all’insegna della fiducia ma senza false illusioni. Tornare a viaggiare presto, ma solo potendolo fare in sicurezza. Siciliana d’origine e genovese d’adozione, innamorata dell’Italia, tanto quanto della natura incontaminata del Grande Nord, del Grande Canada e dei paesi toccati dalle crociere fluviali delle programmazioni che propone («devo dire che ci siamo scelti belle porzioni di mondo»), Anna Maria Vullo, general manager di Giver Viaggi e Crociere, lavora come e più di prima in smart working in vista della ripresa. «Oggi annaspiamo, brancoliamo tutti un po’ nel buio, ed è una fase in cui non è semplice decretare e dare linee guida precise. Tutti noi vorremmo che la legislazione soddisfacesse qualche nostra esigenza personale; ma si stanno facendo sforzi da tante parti per comprendere una situazione imprevedibile, al momento senza certezze anche dal punto di vista scientifico». Intanto però la programmazione del tour operator va avanti.
«Abbiamo voluto lanciare Il Mondo di Babbo Natale, pur con le agenzie ancora chiuse, perché è uscito il catalogo online e volevamo segnalarlo e presentarlo. Il nostro obiettivo è ovviamente cercare di far tornare a viaggiare prima possibile. Non siamo però visionari, cerchiamo di tenere i piedi ben piantati per terra e vedere cosa sarà o meno possibile realizzare. È probabile che almeno il 90% di noi italiani faccia vacanze nel proprio territorio. Abbiamo dovuto per forza di cose annullare le programmazioni per aprile, maggio e quasi tutto giugno, perché dichiaratamente non ci sono le condizioni per poterle realizzare, dal punto di vista strutturale e dei servizi. Sono in piedi le programmazioni dal 20 giugno in poi e stiamo alla finestra in attesa di verificare se saranno realizzabili».
Lei ha scritto pochi giorni fa una lettera alle agenzie lanciando una commissione fino al 20%.
«Abbiamo annunciato una commissione alle agenzie fino al 20% per le nuove pratiche. Ma non è la cosa più importante; non siamo tanto sprovveduti da pensare che chissà quante prenotazioni ci arriveranno al momento della riapertura delle agenzie, dal 18 maggio in poi. Prima che il cliente prenda fiducia passerà del tempo. Questo è un segnale: qualora arrivassero prenotazioni, siamo disponibili a rinunciare a parte del nostro guadagno per sostenere le agenzie di viaggi».
Dovete fare i conti con le legislazioni di diversi Paesi…
«Essendo un tour operator outgoing, molto dipenderà dalle compagnie aeree, se saranno in grado di trasportare i passeggeri verso le nostre destinazioni. Dobbiamo tenere conto delle leggi, delle aperture dei vari Paesi, delle quarantene. Oggi nulla può essere realizzato, ma notiamo evoluzioni giorno dopo giorno. Speriamo in luglio e agosto. Vedremo».
Altrimenti che succede?
«Altrimenti nessuno perderà la somma anticipata per il viaggio. Se non sarà possibile partire, procederemo come per le partenze fino a metà giugno, congelando i crediti e adeguandoci alla normativa implementata con l’articolo 88 bis, diventata legge il 24 aprile. Stiamo emettendo voucher, ma abbiamo voluto in partenza essere più flessibili, caratteristica che contraddistingue l’operato di Giver. Il buono di credito è disponibile da subito fino al 31 dicembre 2021 e abbiamo dato la possibilità di cederlo a terzi, familiari o amici, per chi dovesse essere impossibilitato alla fruizione per comprovato motivo».
Qual è stata la reazione ai voucher?
«Dipende anche dalla capacità dell’agente di viaggi nello spiegare la situazione. Comunque dopo un primo momento di difficoltà, per via di un atteggiamento negativo dei clienti, la cosa è stata recepita nel modo giusto. Riusciamo a ottimizzare lo strumento che il governo ci ha fornito, anche perché ormai l’opinione pubblica si sta abituando. Si parla di voucher adesso anche per la fruizione di concerti, di spettacoli. Poi per fortuna la nostra è una clientela altospendente, per cui il fatto di vedersi congelare un credito non risulta così problematico. Inoltre aumentiamo il valore del voucher del 10% per chi prenota entro quest’anno, che può essere uno sprone in più per prenotare una vacanza di fine anno, che sia una crociera o un altro viaggio della nostra programmazione invernale».
Cambia il prezzo della vacanza?
«Le tariffe restano confermate, non riteniamo che il problema sia costituito dai prezzi. La questione è tutta incentrata sull’opportunità e sulla fiducia nel viaggiare. E anche sul poterlo fare con determinate condizioni».
Come vi state muovendo sui protocolli sanitari?
«Stiamo lavorando con i nostri partner che ci seguono da tantissimi anni – catene alberghiere, servizi di bus, … – per organizzare il post Covid con distanziamenti sociali e applicazione dei protocolli sanitari. L’occupazione per i tour sui nostri bus per esempio sarà ridotta del 50%; i pasti vengono serviti a tavola e si evitano i buffet; le escursioni guidate, grazie agli auricolari, permettono di stare a distanza dalla guida per esempio. Se sarà necessario si utilizzeranno le mascherine. Ma per il momento possiamo solo fare ipotesi. Poi ci stiamo concentrando sull’inverno e sul 2021; auspichiamo di poter riprendere con buona possibilità di realizzazione dall’Immacolata in poi».
A che punto siamo? Come si riparte?
«Ci sono tanti interrogativi, ma dobbiamo crederci, andare avanti ed essere fiduciosi. Ogni giorno sembra che la scienza scopra qualcosa in più per sconfiggere questo virus. Confido che entro fine maggio/metà giugno si sappia di più per ripartire con parte della programmazione a luglio. Ma ci andrei con i piedi di piombo. Maggio con le prime riaperture è un mese di test e a me non piace dare false illusioni».
Che impatto sta avendo sul fatturato 2020?
«Piuttosto forte, come immagino per tutti. Ci siamo fermati a marzo con le vendite, che al 90% vanno congelate. Con Astoi, di cui facciamo parte, abbiamo aderito al Manifesto per il Turismo, perché il governo aiuti il comparto che sta soffrendo e soffrirà inevitabilmente, non solo quest’anno, ma credo per un paio di anni. Sarà dura, ma confidiamo che qualcosa arrivi per un settore che è terziario ma molto importante per il Pil nazionale e per l’occupazione. Speriamo che gli aiuti a fondo perduto di cui si parla siano reali».
Questo periodo di lockdown è servito a imparare qualcosa?
«Insegnamenti ce ne sarebbero tanti. La lezione più importante per me è non dare niente per scontato. Partendo da questo, bisogna cercare di risalire la china e dare maggior valore alle cose. Auspico che il messaggio sia la base di partenza per le nuove generazioni; non so quanto la mia generazione possa riuscire a farne tesoro».
Come immagina un futuro più lontano?
«C’è chi sta ipotizzando una maggiore digitalizzazione, tra smart working e formazione online. Quel che è certo è che abbiamo capito quanto la tecnologia ci può e ci potrà aiutare. Ma resto della vecchia scuola, quella in cui prevalgono i rapporti umani. Voglio pensare che le persone fisiche continuino a svolgere un ruolo fondamentale. D’altra parte abbiamo visto quanto sia stato importante in momenti di difficoltà avere una persona alla quale potersi rivolgere; penso ai rimpatri delle scorse settimane. Io litigo con chi riduce al lumicino l’assistenza nei viaggi, negli aeroporti. I software, per quanto intelligenti siano, hanno bisogno di una testa pensante alle spalle. Prima di questa batosta, avevo visto una certa inversione di tendenza, che stava portando a rimettere in campo un po’ di forze umane. Adesso, con i comparti in sofferenza e gli inevitabili tagli, staremo a vedere».