by Gabriele Simmini | 19 Maggio 2020 15:50
Una nuova divisione, un team di lavoro e un più ampio progetto di partnership, informazione e sviluppo di campagne per sconfiggere la paura di volare durante (e dopo) la pandemia da coronavirus.
Boeing ha lanciato, infatti, la Confident Travel Initiative, una squadra guidata da Mike Delaney (già responsabile della digital transformation del colosso Usa) che lavorerà allo studio e allo sviluppo di soluzioni che possano aiutare a minimizzare i rischi per la salute legati ai viaggi e per promuovere la consapevolezza delle misure sanitarie già in atto.
Perché, l’emergenza Covid-19 ha spostato l’asse dalla “paura di volare” verso il rischio contagio e – per avere fiducia nei viaggi in aereo – Boeing non punta solo sul sistema di filtraggio e disinfezione dell’aria, ma sta già immaginando il futuro con l’utilizzo di luce ultravioletta (Uv) e i rivestimenti antimicrobici. Il progetto è stato annunciato in una conferenza stampa globale online dal director product marketing di Boeing, Jim Haas.
Perché la sfida è ormai anche quella di far volare gli aerei in sicurezza in un mondo post pandemia senza ridurre il numero di sedili a bordo disponibili, come ipotizzato spesso nelle ultime settimane. Una formula che ha riscontrato forti critiche da parte di tutto il settore aereo.
OLTRE LA FILTRAZIONE DELL’ARIA. Negli aerei Boeing, innanzitutto, è già operativo il sistema di filtrazione dell’aria che incorpora filtri Hepa (High Efficiency Particulate Air) simili a quelli utilizzati negli ospedali e nelle camere bianche industriali. I filtri Hepa hanno un’efficacia del 99,9% nella rimozione di particelle come virus, batteri e funghi prima che l’aria venga rimessa in circolo nella cabina.
Ma il passaggio successivo, sembra ancora più interessante. «I passeggeri dovranno salire a bordo senza esitazioni – ha detto Jim Haas durante la conferenza – crediamo sia molto importante poter offrire un’esperienza di viaggio coerente con gli standard internazionali. Partendo dagli aeroporti per arrivare fino all’aeromobile». A bordo, infatti, i rivestimenti antimicrobici pensati da Boeing dovrebbero ricoprire tutte le superfici che prevedono un alto grado di contatto (dal vassoio estraibile alle maniglie fino a poggiatesta e poggia-gomiti, ndr) mentre gli assistenti di volo dovrebbero essere dotati di speciali bacchette a luce ultravioletta che – dopo lo sbarco dei passeggeri – saranno in grado di uccidere virus e batteri su tutte le superfici dell’aeromobile.
«Stiamo cercando di verificare, per esempio, quanto tempo extra occorrerà per la disinfezione dell’aeromobile e quanto questo tempo possa incidere sulle operazioni di imbarco e sbarco e sulle rotazioni degli aerei. Penso che col tempo possa diventare un meccanismo automatico e rapido che si integra nei processi di preparazione per il volo senza ritardi», ha commentato Haas.
Nel frattempo, però, c’è ancora tanta incertezza sull’eventualità o meno di prevedere il distanziamento sociale anche a bordo degli aerei. Ad oggi, Iata ha solo raccomandato l’uso delle mascherine a bordo e la stessa Unione Europea ha fatto un passo indietro sull’introduzione di una linee guida che prevedesse il riempimento massimo di un aereo al 60%, confermando quindi quanto disposto da Iata.
SOCIAL DISTANCING O SMART DATA? «Qualsiasi cambio alla configurazione dei posti a sedere a bordo degli aeromobili sarà una scelta della singola compagnia aerea. Non abbiamo ricevuto, al momento, nessuna richiesta da parte dei nostri clienti di immaginare nuovi modelli di aeromobili che prevedano la regola del “social distancing” a bordo. Ma se qualche compagnia aerea dovesse chiederlo potremmo ipotizzare dei progetti. In ogni caso penso sia troppo presto per questo tipo di richieste», ha concludo il manager di Boeing.
Ma non finisce qui, perché lo stesso Mike Delaney, in un suo post su LinkedIn, annuncia un ulteriore sviluppo: «Stiamo investendo sui data: i modelli predittivi, l’analisi del flusso di informazioni e intelligenza artificiale ci aiuterà a capire dove focalizzare le nostre forze e come migliorare gli sforzi di tutta l’industria, sia rispetto alla diffusione delle malattie in generale a bordo degli aerei, sia sulla capacità di prevedere sistemi di sicurezza con standard ancora più elevati».
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