Paura di viaggiare: se la conosci, la eviti. Una reazione istintiva, oggi figlia della grave crisi in Medio Oriente ma anche del conflitto russo-ucraino, che genera una psicosi. Un fenomeno da analizzare con cura, per questo ci affidiamo a un’esperta. Maria Laura Restucci, 55 anni, oltre 30 vissuti “sul campo” come psicologa, delinea l’identikit della psicosi.
«Il termine “psicosi” si riferisce a stati mentali patologici caratterizzati da un’estrema sofferenza psichica, con perdita di contatto o allontanamento di una persona dal rapporto con la realtà. Questo comporta una serie di alterazioni delle funzioni psichiche (pensiero, giudizio, sfera sensoriale) con comparsa di convinzioni a carattere delirante, allucinazioni di tipo percettivo, che si riflettono drammaticamente nella vita e nel contesto delle relazioni interpersonali. Si assiste a una ridotta tolleranza allo stress, difficoltà a organizzare il pensiero, deficit di interazione sociale, ritiro sociale e limitata espressività emotiva».
Prima la pandemia, ora la guerra: gli individui più fragili ne risentono.
«Sono periodi in cui si è sottoposti in maniera ripetitiva e costante a un vissuto di minaccia alla sopravvivenza, che in alcuni casi può sfociare in manifestazioni di comportamenti “maladattivi” e psicopatologici. Quando si affronta un’esperienza traumatica della guerra, anche se in maniera indiretta, ci si trova di fronte ad un mondo che non ha più senso, i modelli mentali a disposizione non sono più in grado di ripristinare sensazioni di sicurezza e stabilità, generando un persistente stato di allerta, paura e ansia, che nel tempo dà vita al trauma».
Come si arriva alla psicosi del viaggio?
«Quando il viaggio viene percepito come pericoloso, in quanto prevale il pensiero fobico e irrazionale derivante da una condizione di allert eccessivo e cronicizzato. Per superare la “psicosi del viaggio” alcune indicazioni utili:
- Acquisire informazioni corrette sui rischi reali e oggettivi della guerra, per distinguere tra paura irrazionale e ansia normale
- Comprendere e imparare dalle informazioni corrette per sviluppare un modello cognitivo basato sulla coesistenza dei due mondi (accettabile e non accettabile)
- Trovare un equilibrio tra il bisogno di essere informati e la necessità di proteggere la propria salute mentale, limitando l’esposizione alle notizie
- Cercare supporto emotivo da amici, familiari o partner
- Chiedere il supporto dello psicoterapeuta per essere aiutati nel processo di consapevolezza di se stessi e della realtà, attraverso l’elaborazione delle emozioni e dei propri vissuti traumatici.
- impegnarsi in attività che favoriscono il benessere e il vivere il presente, come l’esercizio fisico, la meditazione e il tempo di relax».