by Giuseppe Rinaldi | 11 Ottobre 2023 8:42
Proseguono i voli organizzati per accelerare il rimpatrio di viaggiatori italiani, temporaneamente in Israele, rimasti a terra a causa della cancellazione dei voli e della difficoltà di riprotezione da parte degli operatori turistici dopo il brutale attacco di Hamas e la guerra in corso a Gaza[1].
La Farnesina ha ribadito, come avevamo anticiapato ieri[2], che sono in tutto 7 i voli – tre operati da Neos (Gruppo Alpitour) a tariffe calmierate, quattro dell’Aeronautica Militare – impiegati per riportare in Italia i circa 900 connazionali tra turisti e pellegrini in Terra Santa, che si aggiungono ai 18mila residenti in Israele.
Già rientrati circa 400 italiani, l’obiettivo è riportare in Paese quanto prima gli altri 500. «È stato un incubo, però ora sia qui». Questo lo stato d’animo di uno dei 183 italiani rientrati martedì sera da Tel Aviv su Verona con un volo Neos. «Avevamo avuto un volo della Farnesina che doveva partire ieri alle 4 – ha raccontato – che si pensava cancellato, poi rimandato. Insomma siamo qui per miracolo». Il giovane passeggero ha dovuto fare un viaggio in treno per arrivare in aeroporto «e a un certo punto ci siamo trovati tutti per terra e non sapevamo cosa fare. C’è stato un momento in cui ho perso veramente la speranza di farcela».
Dalla fiera Ttg Travel Experience di Rimini, la direttrice dell’Ufficio nazionale del Turismo Israeliano, Kalanit Goren, in videocollegamento ha spiegato che «siamo stati e siamo in costante contatto con gli operatori e gli agenti di viaggi italiani e abbiamo fornito loro in tempo reale tutte le informazioni in nostro possesso. Alcune compagnie aree nelle giornate di sabato e domenica – ha aggiunto – avevano ridotto le rotte verso Israele: per questo motivo i rientri sono stati riprogrammati, in accordo e in stretta collaborazione con il nostro ufficio di Milano».
Quanto alla presenza di turisti stranieri in Israele Goren ha ribadito che «sono circa 130mila», ma interpellata nello specifico sul numero dei turisti italiani ha aggiunto: «Non abbiamo notizie certe in merito. Sappiamo che stanno rientrando e il nostro ministero sta facendo ogni sforzo per facilitare tutto questo».
La notizia dei rimpatri è confermata anche da uno dei maggiori esponenti del turismo organizzato: Pier Ezhaya, presidente di Astoi Confindustria Viaggi, l’associazione dei tour operator italiani. Anche lui dalla fiera di Rimini ha assicurato: «La Farnesina si sta muovendo nel modo giusto, tutti i rimpatri saranno effettuati nei tempi annunciati». Ezhaya si è detto poi «sgomento, colpito umanamente». E sulle conseguenze della guerra arabo-israeliana non ha esitato a prevedere riflessi nell’area e non solo: «I conflitti frenano il desiderio di viaggiare, creano incertezza. La domanda inevitabilmente rallenta. È una ferita che viene inferta. E già registriamo da parte degli operatori cancellazioni su Egitto e Giordania e in generale un calo dell’ordinato».
Prova a rassicurare operatori e media il direttore generale del Jordan Tourism Board, Abed Al Razzaq Arabiyat, che partecipa[3] in questi giorni proprio a Ttg in qualità di partner country, evidenziando come «la Giordania continua a essere una destinazione sicura e accogliente per i turisti di tutto il mondo».
Nel frattempo Ita ha sospeso i voli da e per Israele fino a sabato prossimo, ferma restando la disponibilità a operare da zone limitrofe se si renderà necessario per rimpatriare gli italiani che si trovano lì. Anche l’Opera Romana ha sospeso i pellegrinaggi in Terra Santa (Gerusalemme, Betlemme e Nazareth) per il mese di ottobre, tutti rimandati; mentre per i due che si stavano svolgendo in questi giorni sono stati già organizzati i voli di rientro. Giovedì mattina, comunque, è fissato un incontro tra l’Opera romana pellegrinaggi con Ita e agenzie del settore.
E mentre salgono a tre gli italiani dispersi (si tratta di Nir Forti, come comunicato dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani) anche l’Italia si blinda. La premier Giorgia Meloni ha messo in guardia dal «rischio di emulazione degli atti criminali che potrebbe arrivare anche da noi». Ieri al Viminale sono stati passati in rassegna tutti i possibili pericoli. Non ci sono soltanto i target israeliani da tutelare (sinagoghe, ambasciate, interessi commerciali). Il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato per analizzare le possibili minacce, ha infatti disposto “l’innalzamento del livello di attenzione verso ogni possibile obiettivo e un rafforzamento delle misure di prevenzione sul territorio”, con riferimento anche più in generale a tutti gli eventi che richiamano folle, a stazioni e aeroporti, a luoghi simbolo delle città.
Per quanto riguarda gli altri Paesi, la Germania si sta adoperando per far rientrare il prima possibile i propri connazionali. La compagnia di bandiera Lufthansa evacuerà i cittadini tedeschi da Israele con quattro voli speciali al giorno il 12 e 13 ottobre. Si muovono per tempo pure gli altri Paesi. A Madrid è atterrato il primo aereo con 200 spagnoli evacuati, a Lisbona 80 i portoghesi rimpatriati e in Svizzera sono rientrati ieri sera 224 cittadini. Oltreoceano American Airlines ha annunciato la cancellazione di tutti i voli da e per Israele fino al 4 dicembre “a causa dell’attuale situazione operativa”.
Numerosi sono anche i presidi sul territorio a sostegno di Israele. Nel pomeriggio di mercoledì, alle ore 18.00 in Piazza Castello a Milano l’iniziativa “L’Italia supporta Israele”, un momento di raccoglimento per ricordare tutte le vittime dell’attacco di Hamas.
(articolo in aggiornamento)
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