No, il turismo potrebbe non farcela per il 2024, data prevista per la ripresa dalla European Travel Commission. Toccherà attendere almeno altri due anni, ovvero il 2026, perché si torni ai livelli di spesa pre Covid. Sempre che non spuntino nuove varianti vaccino-resistenti. In tal caso, il vero rilancio slitterà ancora. Con una schiettezza quasi crudele, Caroline Bremner, head of travel research di Euromonitor Internatonal, ha presentato al Wtm di Londra l’attesa indagine sul futuro del settore, quest’anno intitolata “Travel Rewired: Innovation Strategies for a Resilient Recovery”. Un’analisi che ha raffreddato l’ardore di chi sbandierava incauto ottimismo.
La spesa turistica globale, ha ricordato, è crollata solo nel 2020 del 75%, data la diffusione del Covid quasi ovunque. Uno dei primi settori a chiudere e l’ultimo a riaprire, il turismo, però, ha dato prova di grande resilienza. Fenomeni come la staycation e la workation, ovvero i soggiorni nella propria città e le vacanze unite al telelavoro, sono stati espressione di una domanda repressa di viaggi, che tuttora resta fortissima. Il più grande ostacolo alla ripartenza? Anche Euromonitor punta il dito contro i “potenti”. La colpa – si legge nell’introduzione alla ricerca – è senza dubbio delle «azioni sconnesse dei governi in tema di restrizioni, spostamenti oltreconfine e passaporti sanitari».
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«It will be a long hard recovery», il percorso di guarigione del travel sarà «lungo e complicato», ribadisce Bremner. Intanto, però, la macchina operativa inizia a muoversi, nei limiti delle regole imposte dai singoli Paesi e con la bussola orientata sui nuovi megatrend. In risposta allo stress sperimentato dal settore, molte imprese hanno abbracciato “l’innovazione creativa” adattando e trasformando modus operandi, prodotti e servizi. E sono quattro i pilastri dell’innovazione secondo Euromonitor: digitale (sul doppio fronte B2B e consumer), sostenibilità (ovvero azioni orientate a combattere il cambiamento climatico), sicurezza (con lo sviluppo di metodi e servizi contactless, self service e seamless), approccio people-centric (incentrato sulle persone, con una rinnovata attenzione ai disabili).
Chi è rimasto indietro dovrà per forza di cose recuperare terreno lungo queste quattro direttrici, partendo da quello che i ricercatori definiscono un «test di realtà». Solo così, «grazie a una visione maggiormente olistica, a migliori strumenti digitali e allo sviluppo di un pensiero critico, sarà possibile intercettare maggiori opportunità nel lungo e tortuoso percorso di ripresa del travel». Parola di Euromonitor International.
LA LEGGE DELL’ECOMMERCE
Sul podio delle tendenze c’è l’ecommerce dei viaggi, fenomeno accelerato dalla pandemia, con il 39% delle imprese che stanno inventando in tecnologia. Già lo scorso anno, nonostante i lockdown, la spesa del travel online era aumentata del 5%, conquistando uno share del 54% sul totale. Una crescita decisiva è prevista per il 2022 quando il giro d’affari digitale raggiungerà quasi 500 miliardi di dollari. Un fenomeno, questo, che impone alle agenzie di viaggi di piegarsi al web, ai network di virare sull’ecommerce, agli operatori di essere ovunque, presidiando tutti i touchpoint del costumer journey.
Eppure, tra i fenomeni evidenziati da Euromonitor resta una sorta di digital divide tra consumatori e distributori di viaggi. L’anno scorso il 41,3% delle agenzie di viaggi in tutto il mondo risultava avere un’app o un sito mobile, percentuale scesa al 37,1% nel 2021. «Questa tendenza – commenta Bremner – deve essere invertita, soprattutto in previsione del fatto che il 26,8% di tutte le vendite di viaggi sarà prenotato tramite mobile, per un giro d’affari totale di 774 miliardi di dollari entro il 2026». Anno spartiacque, appunto, per la vera ripresa del travel.
IL BENESSERE GLOBALE
Altro filone chiave è il green, destinato già prima del Covid – sulla scia di Greta Thunberg, della lotta agli sprechi e del no alla plastica – a diventare la priorità dell’industria dei viaggi. In questo ambito sta investendo il 53% delle imprese turistiche, che ora punta agli Sdg – Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite. Modello di pace e prosperità globale. E mentre a Glasgow andava in scena il vertice Onu sul clima, il tema è stato al centro del summit dei ministri del Turismo al Wtm di Londra, con tanto di dichiarazione di intenti di Unwto e Wttc.
ASIA-PACIFICO, CLASSE MEDIA AVANTI TUTTA
L’area del mondo con il maggiore potenziale? Per Euromonitor resta l’Asia-Pacifico nonostante le travagliate riaperture e il freno tirato di molti Paesi come la Cina. Oltre il Covid, i ricercatori intravedono grandi possibilità legate soprattutto all’espansione della classe media: «Ci aspettiamo che la regione torni sulla buona strada nel 2024, recuperando le perdite», afferma Caroline Bremner che ricorda come – nelle aree emergenti e a basso reddito – meno del 4% della popolazione sia stato vaccinato. La situazione, prevede, «migliorerà quando ci sarà una maggiore diffusione dei vaccini». Tra i tasti dolenti dell’Asia-Pacifico anche una certa lentezza nell’adozione di nuove tecnologie: «Nonostante l’ampia diffusione degli smartphone, solo il 46,73% delle aziende del travel ha creato app per mobile nel 2021». Sul fronte della sostenibilità, invece, «prodotti come i “voli verso il nulla” e le “crociere senza meta” evidenziano che c’è ancora molta strada da fare». E se il 65% dei consumatori aspira ad avere un impatto positivo sull’ambiente, solo il 29% delle aziende stanno investendo per sviluppare prodotti tali da soddisfare questa ambizione.
AMERICHE, OBIETTIVO PEOPLE FIRST
Non solo ambiente e sostenibilità. «In Nord America, in particolare, in cima all’agenda c’è l’uguaglianza di genere, con sette aziende del travel su 10 impegnate in questo campo», rileva la head of travel research di Euromonitor. Una spinta che deriverebbe da potenti movimenti sociali come Me Too contro la violenza sulle donne e Black Lives Matter, impegnato nella lotta contro il razzismo nei confronti delle persone di colore. Ma il motto “people first” prende forma anche nell’impegno delle aziende nel migliorate l’esperienza di acquisto del cliente, fattore prioritario per il 63% degli intervistati. Tra gli strumenti funzionali allo scopo c’è l’intelligenza artificiale che il 60% delle aziende si impegna a integrare nei propri sistemi, tanto in America del Nord, quanto in America Latina. Tra gli obiettivi di lungo termine, poi, il potenziamento delle applicazioni vocali.
EUROPA, RIPRESA LENTA E DOLOROSA
L’Europa, da parte sua, è stata una delle prime regioni a ripartire grazie all’estesa campagna di vaccinazione e all’introduzione del Digital Green Certificate, strumento che ha consentito in parte di tornare a viaggiare. Con l’83% dei viaggi intraeuropei nel 2020, il vecchio continente continuerà ancora per un po’ a dipendere fortemente dal mercato domestico, definito come il «pezzo di ricambio del travel». I movimenti extra continentali procedono invece a rilento. La ripresa sarà, secondo Euromonitor, «lenta e dolorosa» e l’Europa impiegherà almeno sei anni per tornare ai livelli pre crisi. Forte l’impegno sul fronte della sostenibilità con campagne come #EUYearofRail a favore dei viaggi a basso impatto ambientale. Più complesso il percorso delle compagnie aeree che, secondo i ricercatori, impiegheranno più tempo per raggiungere l’obiettivo “net zero emissions”, nonostante Paesi come Francia e Germania stiano vietando i voli a corto raggio, proprio allo scopo di ridurre l’inquinamento.
MEDIO ORIENTE E AFRICA, DIPENDENZA DALL’ESTERO
«Leggermente più lenta» rispetto al resto del mondo la ripartenza della macroarea che comprende Medio Oriente e Africa, seppur con la moderata eccezione di realtà dinamiche come gli Emirati Arabi con Expo Dubai, l’emergente Arabia Saudita e il Qatar che dovrebbe ospitare nel 2022 la Fifa World Cup. A frenare la ripresa la diffusione di nuove varianti del Covid, ma anche i conflitti in alcuni Paesi, sottolinea Euromonitor. La traiettoria di rimbalzo, inoltre, non è favorita dalla dipendenza dal turismo internazionale, tre volte maggiore rispetto a quello nazionale. Tuttavia, marcia bene nell’intera regione l’ecommerce con il 30-50% dei viaggi acquistati online e oltre un quarto prenotato da mobile. E sul fronte della sostenibilità? C’è il record del Gabon, primo Stato al mondo a essere ricompensato finanziariamente per aver ridotto le emissioni di carbonio. Per la vera ripresa del travel, però, bisognerà portare molta pazienza: «Nella migliore delle ipotesi ci vorranno cinque anni, ma non è detto che ne servano di più».