Guide turistiche, Angt boccia la legge: «Pietra tombale»
«Dopo 10 anni di attesa e di promesse, durante i quali la professione era scaduta in modo vergognoso, ci ritroviamo con una legge che non la riabilita, ma ne è la pietra tombale». Angt si sottrae al coro di consensi per il via libera alla legge che disciplina la professione delle guide turistiche, approvata in via definitiva dalla Camera il 7 dicembre.
«Siamo contrari alla figura della guida generalista in favore di una con specializzazione territoriale regionale», ribadisce Anna Bigai, presidente dell’Associazione Nazionale Guide Turistiche, che già a giugno aveva manifestato con altre 30 associazioni locali contro il ddl.
«Pur condividendo alcuni articoli del ddl – sottolinea Bigai – istituendo la figura di guida “generalista”, con eventuale facoltà di specializzazione, si liberalizza la professione non garantendo standard di qualità culturali e linguistici adeguati per uno svolgimento della professione dignitoso e rispettoso dei consumatori. Inoltre, siamo contrari anche al livello linguistico richiesto: per entrambe le lingue si dovrebbe richiedere un livello pari a C1, in quanto il livello B2 previsto per la seconda non è sufficiente per una mediazione culturale adeguata».
Ci sono altri aspetti che non convincono Angt: «Alcuni articoli dimostrano la debolezza del ddl, come ad esempio l’obbligo di aggiornamento a spese delle guide, tipico delle professioni ordinistiche, mentre la guida turistica è una professione regolamentata senza albo o collegio. Non capiamo perché si continui a sostenere che il provvedimento abbia creato un Albo professionale, cosa non assolutamente corretta: il ddl parla dell’iscrizione su domanda a un elenco nazionale, non parla di Albo Professionale».
E se, ricorda Bigai, «l’obbligo di assicurazione scaricherà sui professionisti le responsabilità che dovrebbero essere onere dei tour operator e delle agenzie di viaggio che intermediano le visite guidate», c’è un altro tasto su cui l’Angt batte, la “presunta rivoluzione”: «Molti dei provvedimenti presentati come innovativi esistono da sempre: superamento di un esame di abilitazione, iscrizione a elenchi regionali, possesso di un cartellino professionale di riconoscimento, gratuità nei musei e siti, controlli nei confronti dell’abusivismo».
L’Associazione è preoccupata per le giovani guide, perché rischiano di trovarsi «in balia del mercato, soprattutto quello gestito dalle piattaforme offshore e delle sue logiche in cui prevale il prezzo e non il merito».
Tirando le somme, Bigai teme le conseguenze del ddl: «Mancanza di professionisti preparati per le esigenze di un consumatore esigente e sempre più interessato alle specificità dei territori, nessuna ricaduta economica sui territori stessi che saranno depredati dalle piattaforme e di conseguenza, incentivo al turismo di massa, in schizofrenica contraddizione con quanto sostenuto dal Piano strategico del Turismo nei riguardi del turismo sostenibile e responsabile».