Guide turistiche, cosa non va
nel testo finale della riforma

Guide turistiche, cosa non va <br>nel testo finale della riforma
31 Maggio 12:44 2024 Stampa questo articolo

Promozione con riserva del testo finale di quella che sarà la riforma della figura professionale delle guide turistiche. L’intesa ottenuta giovedì in Conferenza Stato-Regioni sul regolamento attuativo completa il quadro normativo avviato con la pubblicazione, a dicembre scorso, della legge 190/2023, attesa dalle guide turistiche da dieci anni.

Ma l’elefante, a quanto pare, ha partorito un topolino. Tant’è che le associazioni di categoria già chiedono giustizia.

Tra queste Federagit Confesercenti, la cui presidente Micol Caramello, spiega: «Con nostra grande delusione, molti dei punti concordati in questi lunghi mesi di confronto –pilastri della riforma – sono comparsi solo nella stesura iniziale della legge e sono scomparsi da testo finale. Lascia perplessi poi la posizione di Regioni a statuto speciale e Province autonome che ne mina la reale applicabilità in modo uniforme. Comunque l’intesa raggiunta sulle guide è un passo avanti per la professione, e per questo ringraziamo l’impegno del ministro. Il lavoro, però, non può dirsi concluso».

Caramello, poi, pur apprezzando certe migliorie nella regolamentazione, non fa mistero di talune correzioni da apportare: «La definizione della professione non è mai stata così dettagliata. Si istituisce, inoltre, anche un elenco nazionale ufficiale, un passaggio fondamentale per disporre controlli e sanzionare chi esercita abusivamente. Ci sono, però, molti punti da correggere. Mi riferisco, ad esempio, alle revisioni al ribasso sia del titolo di studio richiesto per accedere alla professione, passato dalla laurea al diploma, sia della conoscenza delle lingue straniere. La sensazione è che, ancora una volta, le guide italiane siano state sacrificate sull’altare dell’Unione europea, con l’obiettivo chiaro di aprire il mercato turistico italiano a guide e accompagnatori di altri Paesi, anche se privi di adeguate competenze».

«Speriamo – conclude – che la situazione cambi con l’ormai prossima nuova legislatura europea: abbiamo bisogno di parlamentari che difendano, non solo le guide e gli accompagnatori turistici, ma tutto il sistema italiano del turismo, fatto di imprese e professionisti che lavorano e pagano le tasse in Italia, contribuendo alla ricchezza del Paese e all’attrattività della destinazione Italia. Non è possibile che gli interessi dei grandi enti del terzo settore, degli operatori turistici europei e poi delle singole regioni vengano sempre prima di quelle dei consumatori e dei professionisti, che vogliono solo operare nel rispetto delle norme e secondo disposizioni uniformi».

Dice la sua anche ConfGuide che, “pur apprezzando la riforma”, evidenzia come sia stata “via via depotenziata in questi mesi rispetto all’impianto originario, che conteneva le caratteristiche qualitative che riteniamo necessarie per la figura della guida turistica”.

Anche il fatto che il regolamento approvato non si applichi alle Regioni a Statuto speciale e alle Province autonome, “limita l’efficacia della riforma”, insiste l’associazione.

La legge 190 e il regolamento attuativo – prosegue in una nota l’associazione che fa capo a Confcommercio – “contengono aspetti positivi, come la definizione della professione di guida turistica, l’elenco nazionale, la possibilità di accesso per le guide – per motivi di studio e lavoro – in tutti gli istituti e luoghi della cultura, il divieto di avvalersi di guide turistiche non abilitate, i controlli e le sanzioni”.

“Di contro – prosegue – non condividiamo alcuni passaggi, come la deroga per gli enti del terzo settore di effettuare visite guidate senza utilizzare guide abilitate; il titolo di accesso alla professione passato da laurea a diploma e le lingue straniere passate da due a una. Questo perché la guida turistica è una figura professionale del mondo della cultura, e aver ridotto i requisiti di accesso determina un abbassamento del livello qualitativo della categoria e comporta una concorrenza non equilibrata tra operatori”.

Molte delle modifiche introdotte al quadro normativo di settore sono state chieste dall’Europa. ConfGuide auspica che “i nuovi legislatori europei potranno tutelare maggiormente la categoria delle guide turistiche, a partire dalla previsione di percorsi di studio simili per l’accesso alla professione e per garantire qualità e parità di condizioni operative”.

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