Bene la regolamentazione della professione e il riconoscimento dell’abilitazione nazionale, necessità di mantenere e specificare la definizione di attività didattiche, stop all’abusivismo dilagante e no al reinserimento dei siti specifici.
Sono questi alcuni dei principali punti e delle richieste sollevati dalle associazioni di categoria delle guide turistiche durante le audizioni, giovedì, in Commissione industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato nell’ambito della discussione sul disegno di legge sulla “Disciplina della professione di guida turistica”.
Il ddl, approvato a luglio in Consiglio dei ministri, prevede il superamento di un esame di abilitazione nazionale, l’istituzione di un elenco nazionale delle guide turistiche, l’attribuzione di uno specifico codice Ateco, la possibilità di ulteriori specializzazioni tematiche e territoriali e l’obbligo di aggiornamento professionale.
Di fronte al presidente della commissione, Luca De Carlo, sono intervenuti i rappresentanti di Confguide – Confcommercio, Federagit Confesercenti, Agta – Associazione guide turistiche Abilitate, Angt – Associazione nazionale guide turistiche, Gti – Guide turistiche italiane e Aitr – Associazione italiana turismo responsabile.
«Avere una legge per noi è fondamentale, per 10 anni siamo stati privi di una normativa di riferimento – ha detto Micol Caramello, presidente di Federagit – È necessario che nella definizione della professione di guida vengano mantenute alcune specifiche, come il mantenimento della definizione di ‘attività didattiche’».
Per Valeria Gerli, presidente di Confguide, «è fondamentale che venga riconosciuta e stabilita una volta per tutte la validità sull’intero territorio nazionale dell’abilitazione di guida turistica. Apprezziamo che sia stato messo nero su bianco il nostro diritto di lavorare e di accedere a tutti i luoghi aperti al pubblico senza limitazioni territoriali. E’ poi fondamentale mantenere anche lo scopo didattico perché una gran parte del nostro lavoro è rivolto alle scuole».
Isabella Ruggiero, presidente nazionale di Agta, ha ribadito «la necessità che nella legge si espliciti la parola ‘didattica’, perché le guide turistiche hanno sempre fatto didattica: non perché vogliamo noi l’esclusiva della didattica, bensì per evitare che ci venga impedita tale attività». Per poi aggiungere la richiesta di «tutele e una definizione certa dei ruoli per evitare l’abusivismo dilagante».
Per Anna Bigai, vicepresidente di Angt, la «guida generalista è tutt’altro che un beneficio, noi non siamo assolutamente d’accordo: è per noi contraddittorio che si legiferi per una guida generalista, non prevedendo una prima specializzazione territoriale obbligatoria per l’esercizio, obbligando però poi la guida turistica dei costi dei corsi di aggiornamento obbligatori».
Infine, dito puntato contro i ‘siti specifici’ da parte di Simone Fiderigo Franci, presidente di Gti: «Siamo rimasti un po’ perplessi per quanto riguarda l’articolo che reinserisce i siti specifici: l’articolo 5, comma 4 ci sembra improprio anche perché tutti i problemi che stiamo vivendo dal 2013 a oggi è dovuto proprio ai siti specifici. Per noi lo scoglio più grosso è proprio quello dei siti specifici, è un punto fondamentale e continuiamo a batterci per la guida nazionale».