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Hospitaliter e la sfida della sostenibilità nel turismo

Territori, mobilità, enogastronomia, servizi ricettivi: tutte voci che vanno declinate secondo le nuove priorità della sostenibilità. È la sfida più impegnativa nel turismo post pandemia ed è stato il terma di fondo di un forum sull’architettura del turismo sostenibile promosso da Hospitaliter.

«Per realizzare una sostenibilità concreta – ha sottolineato Iacopo Lisi, imprenditore toscano e tra i fondatori di Hospitaliter – si devono coniugare le esigenze economiche con quelle ambientali: solo in questa maniera potremo dire che un progetto è capace di mantenere benefici di lungo termine».

In apertura l’architetto Hani Rashid, fondatore di Asymptote Architecture, studio di architettura e design di New York, nonché professore della University of Applied Arts di Vienna, ha introdotto uno dei temi portanti del convegno: il rapporto tra architettura e sostenibilità, spiegando che «gli edifici non devono essere in opposizione alla natura. Al contrario: io credo che si debba lavorare per portare la natura negli spazi interni».

Tra gli interventi più critici, quello del professor Stefano Maggi, docente di storia contemporanea all’Università degli Studi di Siena, che ha voluto porre l’attenzione sui problemi della mobilità regionale: «In Italia abbiamo 40 milioni di automobili e il tasso di motorizzazione più alto del mondo dopo gli Usa. Questo ha portato a creare infrastrutture per le automobili anche in città», spiegando che per decenni non abbiamo ragionato adeguatamente sulle limitazioni al traffico e sulla necessità di creare reti di trasporto pubblico. L’obiettivo, per gli anni a venire, dovrebbe essere quello di incentivare la mobilità dolce, dal viaggio sulle ferrovie secondarie alle cosiddette greenways».

A seguire si è tornati a parlare di sinergie tra cibo e promozione del territorio con Silvio Barbero, vicepresidente dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo: «Sostenibilità è una parola che deriva dall’inglese sustain e indica il pedale del pianoforte che serve per allungare le note. La durata è, dunque, la caratteristica intrinseca della sostenibilità». Secondo Barbero, tre sono le parole chiave su cui riflettere per individuare una sostenibilità concreta: la perdita, innanzitutto, perché stiamo perdendo biodiversità animale e vegetale, oltre alla molteplicità di paesaggi e culture. Perdiamo anche la fertilità dei terreni con l’uso spropositato di prodotti chimici.

La seconda parola è rispetto, che vuol dire preservare i luoghi e le produzioni, lavorare per innovazioni che non distruggano le radici, ma le rafforzino per guardare al futuro. Rispettare, secondo Barbero, vuol dire coinvolgere le persone e investire sui beni relazionali che sono altrettanto importanti come quelli materiali. Infine la rigenerazione, ovvero pensare alla transizione ecologica costruendo una nuova scala di valori, riposizionando gli attuali valori in una logica non distruttiva ma rigeneratrice.

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