Hospitality e fase 2 tra ripartenza e accesso al credito

15 Aprile 10:36 2020 Stampa questo articolo

Turismo fanalino di coda del decreto liquidità. Un provvedimento ritenuto da più parti inadeguato per far fronte alla drammatica situazione del settore e, in prospettiva, ripensare la ripresa post lockdown. Dopo Astoi e Fto con il Manifesto per il Turismo Italiano, anche il comparto dell’hospitality fa sentire la sua voce intervenendo a “REStart – l’alberghiero si prepara alla nuova partenza”, dibattito rigorosamente virtuale promosso dalla società di consulenza Pkf hotelexperts in collaborazione con Hotel & Tourism forum: un vero e proprio think tank su metodi, modalità e, soprattutto, risorse e finanziamenti per ripensare e riqualificare l’offerta.

«Quello dell’hospitality e del travel sono i settori più colpiti sia in termini di profittabilità che di liquidità – ha esordito Giorgio Bianchi, managing partner & head of Italy di Pkf hotelexperts – Per questo è necessario un intervento da parte delle istituzioni e delle banche per aiutare non solo gli alberghi a ripartire, ma per adattare l’offerta sulla base delle nuove disposizioni e protocolli post emergenza».

Il tema della liquidità è prioritario nell’immediato anche per Barbara Casillo, direttrice generale Associazione Italiana Confindustria Alberghi, per cui «occorrerà potenziare il Fondo di garanzia per le Pmi e creare uno strumento per le grandi imprese, ma il secondo tema è quello legato agli ammortizzatori sociali per tutelare le imprese». La manager ritiene invece positivo il passaggio che riguarda l’accesso ai finanziamenti ad un’ampia platea di potenziali beneficiari, e il ruolo di Sace, che ha costituito con Abi (Associazione bancaria italiana) un tavolo di lavoro di emergenza per promuovere un processo fluido.

Per quanto riguarda l’aspetto finanziario, Alessandro Belli, head of tourism real estate di Cdp Investimenti Sgr ha quindi ricordato che «Cdp si è mossa anche autonomamente, con un plafond da uno a 3 miliardi della piattaforma imprese attraverso il sistema bancario già il 10 marzo all’inizio della crisi, e poi ad aprile con l’iniziativa da 2 miliardi per il sostegno all’emergenza di medie e grandi imprese. Ora Sace è entrata con un ruolo importante per le garanzie. C’è un lavoro continuo e attento su questo fronte».

La scarsa attenzione al turismo, evocato solo nell’articolo sui voucher, di un decreto centrato sulle priorità sanitarie e di sopravvivenza è sottolineata da Giorgio Palmucci, presidente Associazione Confindustria Alberghi e presidente Enit: «A questo punto è importante che si tenga conto di necessità specifiche e si guardi avanti. Io sto cercando di fare da catalizzatore nell’unire le istanze degli imprenditori. È importante dare stimolo agli italiani, perché all’inizio dovremo contare su un turismo domestico. Si devono supportare economicamente le famiglie, ma se gli alberghi non sopravvivono non si andrà da nessuna parte. Ci vogliono aiuti per le imprese, misure strutturali e non solo di emergenza».

«Non si resiste indebitandosi – rincara Giovanna Manzi, ceo di Best Western Italia – E le nove settimane di cassa integrazione sono totalmente insufficienti per il nostro settore». Guardando poi avanti, alla fase di uscita dalla crisi, Manzi ritiene che farà meno fatica a ripartire «chi ha più cassa, chi avrà gestito meglio la crisi, chi ha un albergo di proprietà.Ma se vogliamo resistere come comparto dobbiamo fare in modo che il governo ci aiuti sulle nostre esigenze specifiche».

Mette invece in guardia dal rischio di speculazioni Magda Antonioli, direttrice Met Università Bocconi, auspicando che la conclusione di questa fase sia vista come un catalizzatore per la rinascita: «Facciamo attenzione alla fase della ripartenza perché bisogna ripensare l’impresa in termini di progettualità e riqualificazione. Il cosiddetto “bridge finance” deve essere utile ad organizzarci per recuperare una domanda più attenta all’ambiente, all’aspetto etico. Si devono valutare gli investimenti portando avanti un modello di business inedito, puntando su una riqualificazione dell’offerta, attraverso una legge speciale che faccia leva su un nuovo modello legato agli investimenti».

Convinto della necessità di un cambio culturale, oltre che organizzativo, è anche Fabrizio Gaggio, Managing Director Gruppo Una: “Lo scenario futuro è ancora difficile da definire, ma dovremo pensare a come riorganizzare i nostri urban hotel e resort. Poi c’è l’incognita del Mice. Impatterà tantissimo nelle scelte della domanda. Bisognerà sicuramente mettere mano al prodotto e ipotizzare un nuovo tema organizzativo. La ripartenza sarà a singhiozzo e le strutture dovranno essere molto caute nel momento della riapertura, che andrà ripensata in chiave creativa attraverso l’innovazione digitale e tecnologica”.

È indubbio che in Italia il driver principale sarà il traffico domestico, ma come ha rimarcato Marco Malacrida, director italy di Str Hospitality: «La ripresa avverrà in un periodo medio-lungo e soltanto nel 2022 potremo parlare di forte recupero. La domanda sarà diversa e dovremo prepararci a cambiare, focalizzando l’attenzione su aspetti come la sicurezza, lavorando sui protocolli».

Immancabilmente, lancia uno sguardo al futuro anche Palmucci, soffermandosi sulla campagna di comunicazione che sarà necessaria per rilanciare il brand Italia: «Per ora c’è poco da comunicare come Enit, ma dobbiamo guardare a quello che sarà il futuro. Stiamo spiegando che sarà necessaria una campagna Italia su Italia e dobbiamo essere in cabina di regia con le associazioni. Sulle misure specifiche da adottare ci stiamo lavorando in sinergia con tutti gli assessori al Turismo italiani. Poi coinvolgeremo i ministeri. Saranno necessari investimenti, perché le aziende dovranno adeguarsi ai protocolli che verranno introdotti, ma si tratterà di cogliere questa opportunità per migliorare il prodotto hospitality».

L'Autore

Maria Grazia Casella
Maria Grazia Casella

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