«In Europa non avverrà nessun taglio alle commissioni». Durante un incontro, a Milano, il vp global sales Europe di Marriott International, David Bartlett, ha messo le mani avanti sul futuro della distribuzione di quella che, dopo il il merger con Starwood, è diventata la terza forza in Europa nell’ospitalità, con una netta prevalenza di traffico corporate rispetto al leisure: «circa il 70% contro il 30%, che frequenta i nostri alberghi europei solo per vacanza», ha aggiunto il manager.
«Il 2017 è stato l’anno di maggiore successo per il mercato europeo: abbiamo firmato 35 nuovi contratti, per un totale di 12mila camere in più. Una cifra che, a livello europeo, permette di gestire direttamente o in franchising oltre 547 proprietà e circa 110mila camere in 40 Paesi». Per quanto riguarda, invece, la politica distributiva la posizione è netta: «Il taglio delle commissioni (giustificato dagli investimenti sul prodotto, ndr) riguarda solo il mercato nordamericano, si riferisce esclusivamente ai gruppi e sarà praticamente del 3%, passando dal 10% al 7%», spiega Bartlett. Una scelta di campo fatta nei confronti delle agenzie di Usa e Canada, seguita poi anche da Hilton, che ha annunciato la medesima operazione nei prossimi mesi.
Ma che quando si parla di distribuzione in campo alberghiero la situazione sia più complicata di quanto sembri a prima vista, è dimostrato da una recente ricerca pubblicata dalla società di consulenza h2c, in collaborazione con Sabre. Obiettivo: stabilire il livello di soddisfazione delle catene alberghiere riguardo i crs come sistemi di prenotazione. Ebbene, delle 92 hotel chain di tutto il mondo (in rappresentanza di crica 11mila proprietà) che hanno partecipato alla survey, circa un terzo ha ammesso di non utilizzare fino in fondo tutte le potenzialità offerte dai gds, pur considerandoli ancora oggi lo strumento migliore per vendere le proprie tariffe (addirittura l’82% li usa come sistema distributivo più importante), nonostante la concorrenza di canali non manchi di certo e complichi la vita ai travel manager.
«Come possiamo pensare di far rispettare le policy a chi viaggia, oltre a monitorare i nostri hotel programme, se dobbiamo agire in un contesto così complesso?», si chiedeva ad esempio qualche settimana fa su buyingbusinesstravel.com un importante senior travel manager americano. «Il punto è che – ha continuato – nonostante tutto, le prenotazioni via gds continuano ad aumentare, tanto che nel 2017 hanno fatto registrare 2 milioni in più in tutto il mondo rispetto ai volumi del 2016. Il motivo? All’interno di un gds si può trovare tutto quello che desidera un viaggiatore d’affari e un travel manager: dalle tariffe negoziate alle best available rate, passando per quelle legate ai programmi fedeltà. E tutto si svolge all’insegna della trasparenza e della tracciabilità, anche in termini di reportistica e sicurezza».
Ma tutto ciò evidentemente non basta: saranno le Olta o i portali di homesharing, Airbnb in testa (sempre più usati anche dai business traveller, soprattutto se Millennials); sarà l’abitudine ormai conclamata da parte dei businessman a prenotarsi autonomamente i propri soggiorni senza passare dai travel manager, fatto sta che a livello globale il grado di compliance ai corporate hotel programme sfiora il 60%. Ovvero, circa 20 punti percentuali in meno rispetto all’80% relativo al comparto air e rail.