Hotel, cinque ostacoli alla ripresa

23 Maggio 10:31 2022 Stampa questo articolo

La ripresa c’è, ma le difficoltà non mancano. Le elenca una a una Maria Carmela Colaiacovo, la presidentessa di Confindustria Alberghi intervenuta a Napoli al convengno “Turismo. La risorsa dell’Italia” organizzato nell’ambito della convention di Forza Italia.

Prima spina nel fianco, il costo dell’energia, “insostenibile per aziende che hanno affrontato due anni di fermo pressoché totale”. Seconda criticità: “la gravissima carenza di manodopera” che sta condizionando l’operatività delle imprese. Ci sono, poi, annose questioni ancora irrisolte: “l’assetto normativo con l’esigenza di un quadro organico su tutto il territorio nazionale” e un “sistema di regole capace anche di fotografare le nuove realtà”, vincendo così l’abusivismo diffuso in molte città e destinazioni. E ancora: il nodo concessioni balneari “che vede le aziende alberghiere in una situazione di ulteriore difficoltà, vista l’infungibilità della concessione integrata nell’investimento e strumentale all’esercizio dell’attività di impresa”. Su tutto anche “il tema delle Ota e il difficile rapporto con il sistema alberghiero”. Cinque grosse criticità che pesano come un macigno sulla ripresa.

«Il 2022 si è aperto con buone prospettive ma una tempesta perfetta ha nuovamente colpito il settore – afferma Colaiacovo – Da un lato l’aumento esponenziale dell’energia ha fatto lievitare i costi per le imprese in misura insostenibile. Gli alberghi per definizione non rientrano nella categoria delle energivore, ma nella pratica vedono il costo delle bollette tra le voci più rilevanti del bilancio. Per questo sono necessari interventi strutturali indispensabili a mantenere in vita le aziende. Sosteniamo le azioni del governo volte a individuare una strategia di medio-lungo periodo per fissare un tetto massimo al costo del gas, ma è necessario un intervento anche nell’immediato per salvare il comparto».

«Dall’altro – prosegue – riscontriamo oggi la perdita di molte figure professionali che in due anni di pandemia hanno optato per nuovi percorsi professionali nel timore di non poter lavorare più nel turismo. Ormai un taglio del cuneo fiscale è indispensabile per il settore. Sappiamo bene che si tratta di una misura costosa, ma è un passaggio necessario per difendere la competitività delle nostre aziende che si confrontano sui mercati internazionali».

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