Oltre 155mila camere, ovvero poco meno del 15% del totale. È la parte di offerta alberghiera che, secondo Hotel & Chains in Italy 2017, lo studio realizzato da Horwath HTL in collaborazione con Confindustria Alberghi e STR, fa capo a uno dei 204 brand dell’hôtellerie – nazionali e internazionali – presenti in Italia.
Un numero in crescita rispetto al passato, ma che ancora non è sufficiente a fare dello Stivale un Paese all’altezza dei suoi competitor europei. Qualche esempio? Nel Regno Unito la presenza delle aggregazioni è del 16%, in Spagna del 28%, in Francia del 21% e in Germania del 14,5%.
E se, come ha sottolineato il presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi Giorgio Palmucci, «il fenomeno delle catene risponde innanzitutto alle esigenze degli albergatori di visibilità e disintermediazione», non va dimenticato come, nel rapporto con il cliente, «la funzione è anche quella di garantire determinati standard (a maggior ragione in Italia dove la classificazione avviene su base regionale e con criteri molto diversi), oltre al fatto che il brand alberghiero è anche evocatore dell’esperienza che vuole offrire all’ospite».
Risultato: gli hotel di catena hanno più ospiti internazionali rispetto a quelli indipendenti, grazie anche alla loro capacità di farsi conoscere, in rete e non solo.
Ma quale è, a questo proposito, la preferenza dei viaggiatori d’affari? A dirlo arriva una ricerca di Hrs secondo cui, in termini puramente numerici, gli hotel indipendenti dominano il mercato alberghiero globale (in Europa e in Asia detengono una quota di mercato dell’88% e 95%). Nonostante offrano un rapporto qualità-prezzo migliore, tuttavia, le aziende continuano a preferire le catene.
Per i responsabili dei viaggi aziendali, infatti, la mancanza di trasparenza associata agli hotel di medie dimensioni rappresenta un ostacolo nella definizione del proprio portfolio. Pertanto, al fine di ridurre al minimo il tempo e gli sforzi necessari per concordare le tariffe, molte aziende preferiscono rivolgersi a catene alberghiere selezionate piuttosto che negoziare con una moltitudine di hotel indipendenti.
«A prima vista, sembra ragionevole concentrarsi sulle negoziazioni con le catene. Se però nella discussione si includono anche gli hotel indipendenti, le aziende hanno la possibilità di risparmiare significativamente sulle tariffe delle camere e allo stesso tempo possono soddisfare maggiormente le esigenze dei dipendenti in trasferta», spiega Dirk Schmidt, responsabile dei viaggi aziendali di Hrs in centro e nord Europa.
Addirittura, secondo i dati del portale tedesco, gli hotel indipendenti offrono tariffe del 15% (nei 3 stelle) e del 10% (nei 4 stelle) più convenienti rispetto alle catene alberghiere, mentre per quanto riguarda gli alberghi di lusso, la differenza media di prezzo è pari all’8%. Sul fronte della soddisfazione degli ospiti poi, le valutazioni dei viaggiatori d’affari assegnano agli hotel singoli punteggi uguali o superiori a quelli delle grandi catene alberghiere.
Da un’analisi svolta da Hrs, ad esempio, la valutazione media per gli hotel indipendenti è di 7,48 su 10, rispetto al 7,42 delle catene alberghiere (segmento 3 stelle). Nel segmento 4 stelle, gli hotel indipendenti, con un punteggio di 7,93, si posizionano allo stesso posto delle catene alberghiere (7,92), nonostante le tariffe siano del 10% inferiori. Solo nel segmento lusso le catene superano nettamente (8,25) gli hotel indipendenti (7,74).