Il bicchiere, per il turismo, è sicuramente mezzo pieno, ma le imprese, come quelle dell’hôtellerie, hanno bisogno di maggiori investimenti perché stanno portando sulle spalle i pesanti fardelli della pandemia. È quanto evidenziato dalla presidente di Confindustria Alberghi, Maria Carmela Colaiacovo, durante l’assemblea dell’associazione a Roma, condividendo il pensiero del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, intervenuto all’evento svoltosi ieri al Cnel. Bonomi ha chiesto a viva voce un’alleanza pubblico-privata proprio per un rilancio degli investimenti, in quella che ha definito la «rivoluzione 5.0», attualmente solo agli inizi del suo evolversi: una rivoluzione che sarà trasversale, irreversibile e imprevedibile, soprattutto con l’irrompere dell’intelligenza artificiale e con la necessità di affrontare le transizioni ecologica ed energetica.
Per il turismo servirà anche un «gioco di squadra» come ha rilanciato nel suo intervento all’assemblea il ministro del Turismo, Daniela Santanchè: «Da soli si va più veloce, ma insieme si va più lontano. Ecco perché dalle imprese alle Regioni serve uno sforzo per condividere una strategia di lungo termine che oggi, con un governo così stabile e coeso, è possibile attuare, magari avendo maggiore consapevolezza delle enormi potenzialità del nostro Paese, che ospita 59 siti Unesco ed è ai primi posti nelle preferenze dei turisti stranieri. E se oggi c’è tanta voglia d’Italia, se all’estero ci apprezzano per la nostra ospitalità, per i nostri prodotti tipici, per la nostra cultura, è anche grazie a voi imprenditori alberghieri che siete ripartiti con passione».
Gli ha fatto eco il presidente del Cnel Renato Brunetta, che ha definito l’ospitalità alberghiera «un’eccellenza etica», caratteristica distintiva del nostro Paese. A chiudere le presenze istituzionali all’assemblea, il ministro del made in Italy, Adolfo Urso, che ha ricordato come il suo ministero abbia fattivamente collaborato con quello del turismo, condividendo il gioco di squadra, che si è materializzato in alcune significative riforme come quella sulle licenze dei taxi, che permetteranno di migliorare i servizi a beneficio non solo dei cittadini ma anche dei turisti.
Ma accanto a riconoscimenti e attestati di benemerenza, non vanno ignorate le istanze dell’hôtellerie, che Confindustria Alberghi intende ribadire nell’interlocuzione futura con le istituzioni: in primis ci sono maggiori investimenti, perché se nel 2021 erano stati 1,1 miliardi di euro, lo scorso anno si sono fermati a 960 milioni e questo rallentamento crea preoccupazione per l’indispensabile opera di riqualificazione di cui necessitano diverse strutture in varie aree del Paese.
A seguire la presidente Colaiacovo ha evidenziato la necessità di una minore burocrazia e un fisco dove si riveda e si ripensi all’Imu che ha raggiunto livelli inaccettabili, cambiandone anche la modalità perché «l’immobile alberghiero è un bene strumentale per l’impresa e non può essere tassato come bene di lusso. Così come bisogna ripensare anche alla Tari, in quanto gli alberghi sono costretti a pagare sui metri quadrati anziché sui rifiuti realmente prodotti».
Senza poi dimenticare che, a causa del Covid, il 42% delle imprese alberghiere ha fatto ricorso al credito, indebitandosi pesantemente. E Colaiacovo ha ribadito: «Non possiamo rimanere fermi e il mercato fa una selezione molto severa: regalare stelle non giova a nessuno, dunque dobbiamo sostenere gli investimenti. Il Pnrr è andato nella direzione giusta, ma le risorse si sono rivelate insufficienti. La complessità di alcune misure sta dilatando i tempi per via delle verifiche. Serve un intervento di semplificazione che le renda fruibili, così come un rifinanziamento delle misure. A dire il vero – ha ammesso Colaiacovo – un primo risultato è arrivato: è stato recentemente annunciato che nella riforma del Piano 300 milioni di euro sono destinati al turismo e serviranno per riqualificazioni e ristrutturazioni. Una buona notizia che merita un nostro plauso al ministro e che va proprio nella direzione auspicata dagli operatori».
«La sfida della riqualificazione – ha proseguito Colaiacovo – passa anche per la transizione energetica, ottimizzando costi e consumi, e quella ecologica con soluzioni innovative che concorrano a creare una maggiore consapevolezza. Accanto a tutto questo c’è poi il tema della carenza di personale: bisogna lavorare sulle soluzioni perché la situazione rischia di diventare più complessa nei prossimi anni. Le risposte non sono solo sul contratto nazionale del lavoro, il problema è profondo ed è importante un supporto delle istituzioni. Bene il provvedimento sulla tassazione agevolata delle mance e l’altra misura della decontribuzione per i lavoratori del settore alberghiero nelle fasce orarie più critiche (lavoro notturno e festivo), protratta fino al primo semestre del 2024, ma auspichiamo che anche questa misura possa diventare strutturale».
«Piena sintonia – ha concluso Colaiacovo – anche con il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini per un impegno congiunto su iniziative dirette a favorire l’ingresso di figure professionali già formate all’estero. E un ringraziamento anche al ministro Urso sul tema della riduzione del cuneo fiscale e per quanto si sta facendo per il made in Italy. Tuttavia, per i settori esposti alla concorrenza internazionale come quello alberghiero, gli interventi dovrebbero diventare strutturali e non solo fino al 2024. Così come non possiamo ignorare l’occupazione e la carenza di personale nel settore, rilanciando nuovamente l’emergenza degli alloggi che riguardano gli stagionali, su cui incide il fenomeno degli affitti brevi, altro ambito, questo, per il quale l’associazione plaude alla tanto attesa nuova regolamentazione con il codice unico nazionale che è finalmente in dirittura d’arrivo».
È stata poi evidenziata la consapevolezza acquisita nel post Covid che l’industria turistica non può vivere solo con il turismo domestico e oggi possiamo già contare, nei primi nove mesi dell’anno, su una spesa turistica estera di 36 miliardi di euro, +17% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Particolarmente interessante, infine, alcuni dati della ricerca presentata dal direttore del Centro Studi Confindustria, Alessandro Fontana, come quelli sui consumi delle famiglie, in questi ultimi due anni finanziati, di fatto, dal risparmio e sulle tre incognite che pesano sull’immediato futuro del settore turistico e non solo di questo: vale a dire il prezzo del brent oltre i 90 dollari, il prezzo del gas e il conflitto israelo-palestinese; fattori che potrebbero creare instabilità croniche. Incognite da scongiurare soprattutto per il turismo italiano che, fortunatamente, in questo ultimo biennio ha beneficiato della ripartenza, con una spesa turistica (di italiani e stranieri) che ha toccato i 100 miliardi di euro, generando quasi 255 miliardi in termini di Pil e registrando a fine anno introiti del turismo straniero superiori ai 50 miliardi di euro.
Al termine dell’evento si è poi svolta la cerimonia di consegna dei premi Confindustria Alberghi 2023, selezionati da una giuria presieduta da Gianni Letta e composta da Magda Antonioli, professore Università Bocconi e vicepresidente European Travel Commisison, Livia Peraldo, direttore di Elle Decor, e Jean-Marc Droulers, già amministratore delegato di Villa d’Este Cernobbio.