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Huawei sbarca nel turismo.
Il gigante tech cinese si svela

Huawei_Adobe

Per conquistare i turisti cinesi c’è un canale in più: i telefoni e i televisori di Huawei. L’azienda tecnologica che Stati Uniti e Unione europea hanno messo all’angolo con restrizioni nei rispettivi mercati, oggi vende sui mercati occidentali un servizio pubblicitario per raggiungere tutti i suoi clienti con messaggi su misura del singolo utente. La chiave è nella piattaforma pubblicitaria Petal Ads, presentata all’Itb China di Shanghai. L’Agenzia di Viaggi Magazine ha intervistato Alessandro Schintu, responsabile sales per l’Europa, che ci ha spiegato in cosa consiste questo servizio e quanto può interessare il mercato italiano.

Huawei, azienda tecnologica, adesso si propone come piattaforma pubblicitaria. Ci racconta qualcosa in più?
«Petal Ads è una piattaforma di display programmatic installata sui prodotti Huawei. Sugli smartphone, ma anche sui tablet e, sul mercato cinese, pure sulle Smart Tv Huawei Vision. Il sistema permette una comunicazione diretta in termini di campagna advertising con l’utente finale, partendo dai dati di cui disponiamo e che ci consentono di profilare e targetizzare in maniera molto precisa l’audience, compresa quella molto interessata al turismo. Quindi possiamo identificare e raggiungere un preciso target di viaggiatori, interessato a determinate destinazioni, mettendolo “a disposizione” dei nostri partner. Alla fine possiamo soddisfare sia le esigenze del cliente finale che quelle di chi pianifica la campagna di comunicazione».

Quindi, se io sono un cinese, o comunque vivo in Cina, e ho uno smartphone Huawei, automaticamente ho la possibilità di ricevere  messaggi di promozione o di informazione turistica profilati sui miei interessi. Se io ho già manifestato in qualche desiderata (per esempio voglio fare un viaggio in Europa) è possibile che mi arrivi una proposta di viaggio da prenotare direttamente sulla piattaforma Petal Ads?
«Esatto. La piattaforma lavora con il display. Quindi attraverso l’esposizione di messaggi di advertising; tramite banner, video in posizioni che sono ben bilanciate con l’esperienza-utente tramite smartphone. La tipologia di messaggi, poi, dipende anche da chi pianifica la campagna. Si va da messaggi di awareness, tesi a far conoscere una località, a messaggi che scatenano la curiosità dell’utente, talvolta consentendogli anche di acquistare un viaggio. Può essere un volo o magari un pacchetto completo. La cosa interessante è che siamo in grado di mettere a disposizione dell’utente giusto, nel momento giusto, il messaggio o il pacchetto più appropriato. E questo perché abbiamo una quantità di dati tali da poter identificare un tipo di profilo interessato a un determinato viaggio in un determinato periodo».

Huawei sul mercato cinese è molto forte, con una politica abbastanza aggressiva. Ma in Cina sono presenti molte importanti compagnie tecnologiche, a cominciare da WeChat e Alipay, sistemi prevalentemente di pagamento che hanno integrato nella loro piattaforma anche le prenotazioni. Quindi, in qualche modo, siete competitor di due giganti.
«Ma io non parlerei in questo caso di competizione; parlerei più di sinergia. Questi operatori  hanno una specializzazione nel comparto dei pagamenti. E questo è evidentemente complementare. Noi, dicevamo, possiamo identificare le persone e il target interessato a un determinato tipo di esperienza, di pacchetto, di servizio di viaggio, che poi deve essere però acquistato. E quindi poi c’è una parte di transazione che deve essere finalizzata. I due momenti sono conseguenti: non c’è l’uno senza l’altro. C’è prima l’identificazione delle giuste persone, del target, poi la finalizzazione dell’acquisto».

L’Europa, dopo l’America, ha assunto nei confronti di Huawei come produttore di device un atteggiamento un po’ guardingo. Ma la vostra attività non ha niente a che vedere con la commercializzazione dei prodotti Huawei in Europa. Voi fate un po’ il contrario: cioè investite sul mercato cinese.
«Noi lavoriamo nell’ambito dei servizi, attraverso una piattaforma di comunicazione. La cosa interessante è riuscire a identificare e raggiungere direttamente un certo tipo di consumatore. Siamo “sopra l’hardware”, se vogliamo identificarlo in questo modo. Anche se poi il fatto di poter operare tramite uno smartphone o comunque un device ha una serie di vantaggi, soprattutto nel set di dati che possono essere messi a disposizione per profilare l’utente».

A questo punto ci dica la sua: qual è la reale attrattività dell’Italia sul mercato cinese?
«Sicuramente l’Italia ha una awareness elevatissima. Quindi è la prima, se non tra le prime destinazioni, in cima alla wish list dei cinesi. C’è da dire che post periodo pandemico, sicuramente gli usi dei viaggiatori sono un po’ cambiati. C’è più attenzione a un tipo di viaggio più esperienziale. Il viaggiatore medio è diventato più giovane e dunque maggiormente coinvolto dall’aspetto di comunicazione. Quindi, sebbene l’Italia abbia una awareness elevatissima, è altresì vero che offrire prospettive di comunicazione innovative aiuta a raggiungere e coinvolgere target nuovi, che vogliono fare esperienze diverse rispetto al passato. Poter anche reiterare in modo differente un certo tipo di messaggio è efficace per invogliare il viaggiatore cinese a spostarsi. E perché no, non solo a visitare le città principali come Roma, Venezia e Milano, ma anche esplorare il resto dell’Italia».

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