Il consiglio di amministrazione de I Grandi Viaggi ha approvato i risultati del primo semestre 2018 (1 novembre 2017-30 aprile 2018) e ha esaminato i risultati del gruppo. L’operatore, in breve, riduce le perdite e mantiene stabili i ricavi. Buoni i risultati del tour operating mentre calano quelli sui villaggi commercializzati.
L’Ebitda (risultato operativo al lordo degli ammortamenti e svalutazioni di immobilizzazioni) è risultato negativo per 2,02 milioni di euro con un miglioramento di 1,014 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente grazie al buon andamento delle vendite sulle destinazioni estere di proprietà.
Il risultato operativo generale è negativo per 3,947 milioni di euro ma in miglioramento rispetto ai -5,086 milioni del primo semestre 2017. I ricavi si sono attestati a 16,37 milioni (erano 16,43 nello stesso periodo dello scorso anno).
Il cda, sotto la presidenza di Luigi Maria Clementi ha approvato i risultati del periodo che ha visto diminuire le perdite nonostante stagionalità invernale non sia la più produttiva. La parte preponderante dei ricavi del t.o., infatti, viene conseguita nel periodo estivo “durante l’apertura dei villaggi italiani di proprietà e che la situazione semestrale recepisce per tali villaggi i costi del periodo di chiusura”, recita la nota de I Grandi Viaggi.
Al 30 aprile 2018, inoltre, la liquidità del Gruppo ammonta a 25,469 milioni di euro e la posizione finanziaria netta complessiva è positiva per 14,174 milioni.
Per quanto concerne il fatturato, invece, si è registrato un incremento delle vendite delle destinazioni di proprietà, sia italiana invernale che estere, pari a circa il 19% rispetto al precedente periodo. Exploit per il settore tour operatoring, che ha incrementato il proprio fatturato del 69% circa, con riferimento alle destinazioni Stati Uniti e Sud America, Africa e Oriente. Il decremento complessivo del fatturato è però dovuto al calo delle vendite dei villaggi commercializzati, che complessivamente hanno fatto registrare un -49% circa rispetto al periodo precedente, in parte dovuto alla scelta della società di chiudere alcune destinazioni risultate nel tempo non più convenienti in termini di redditività.