by Roberta Rianna | 11 Febbraio 2016 14:33
Il modello-fiera è vivo (e lotta con noi). Ne avevano decretato la fine, insieme a quella delle agenzie su strada e della carta stampata. Sono stati frettolosi. Di fatto siamo ancora tutti qui: la Bit, le adv e pure noi. Di certo diversi, più consapevoli, un tantino più realisti. Ed è da questo realismo che si deve partire per cambiare ancora.
Le fiere, alcune fiere, funzionano. Basta guardare all’estero. Il Wtm di Londra con il suo “festival” è diventato un carnevale. Stand coloratissimi, animazione: la promozione è materia vivace, loro lo sanno. E per la prima volta al summit dei ministri dell’Unwto c’era anche il capo del travel di Facebook. Perché il social, invece, è roba seria.
Poi è stata la volta di Fitur, a Madrid. Dagli spagnoli impariamo il rispetto: quello delle istituzioni nei confronti dell’industria. Che la regina sia in fiera, difatti, non fa notizia. Farebbe scandalo la sua assenza, figuriamoci quella di un ministro o dell’ente del turismo, come succede in Italia.
Ora verrà Berlino e sarà molto tech. Verrà il Mitt per riprendersi i russi. Verrà l’Ipw negli Usa, format da imitare per il media marketplace. E verrà voglia di tornarci per restare al passo.
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