Iata e i tre ostacoli al trasporto aereo in Africa
L’ora “x” per il pieno decollo del trasporto aereo in Africa può scoccare, a condizione che i governi locali investano in sicurezza, infrastrutture e regole trasparenti. È l’appello lanciato da Iata nel corso dell’assemblea annuale dell’Afraa – African Airlines Association, nella marocchina Rabat. Passaggi cruciali per un settore che nel continente vale, compreso l’indotto, quasi 56 miliardi di dollari e assicura 6,2 milioni di posti di lavoro.
Alexandre de Juniac, direttore generale e ceo di Iata, non ha dubbi sulle potenzialità della regione, ma chiede ai governi un triplice sforzo: sulla sicurezza con l’adozione di tutti gli standard stabiliti dall’Icao per gli aeromobili, a oggi rispettati soltanto dal 60% delle compagnie aeree africane. A questo imperativo è legata anche la competitività dei vettori africani che oggi perdono circa 1,5 dollari a passeggero per i costi elevati nella manutenzione, nella gestione delle infrastrutture, nella operatività. Basti pensare che solo i costi del carburante risultano più alti del 35% rispetto ad altre macro-regioni del mondo.
Così come le tasse aeroportuali risultano tra le più elevate del mondo. «Troppi governi – ha polemizzato de Juniac – considerano il trasporto aereo un lusso, anziché una necessità, e un’opportunità di crescita delle economie locali». C’è poi l’adeguamento delle infrastrutture perché l’Africa presenta sviluppi a macchia di leopardo con aeroporti in grado di soddisfare la domanda aerea e altri paesi dove c’è una forte carenza di servizi.
Infine l’armonizzazione delle regole: in tal senso i vertici Iata hanno già espresso il pieno sostegno al Single African Air Transport Market (Saatm), il mercato unico del trasporto aereo africano. L’obiettivo è condividere una strategia di sviluppo, tenendo conto che l’apertura dei mercati africani può generare immediati progressi nella connettività aerea, non solo regionale, ma anche internazionale.