Settembre in leggero recupero per i viaggi aerei: nel consueto report mensile della Iata, la domanda totale a settembre 2021 è diminuita del 53,4% rispetto allo stesso mese del 2019. Ciò ha segnato però un aumento da agosto, quando la domanda era del 56% inferiore ai livelli del 2019.
Si tratta quindi di un moderato rimbalzo rispetto alle performance di agosto. Un risultato dovuto soprattutto alla ripresa dei mercati interni, in particolare della Cina, dove alcuni limiti ai viaggi dovuti alla pandemia sono stati revocati. La domanda internazionale, nel frattempo, è leggermente diminuita rispetto al mese precedente.
Nel dettaglio i mercati domestici sono diminuiti del 24,3% rispetto a settembre 2019, un miglioramento significativo rispetto ad agosto 2021, quando il traffico era diminuito del 32,6% rispetto a due anni fa. Tutti i mercati hanno mostrato un miglioramento a eccezione di Giappone e Russia, anche se quest’ultima è rimasta in solido territorio di crescita rispetto al 2019.
La domanda di passeggeri internazionali a settembre è stata del 69,2% inferiore a settembre 2019, leggermente peggiore rispetto al calo del 68,7% registrato ad agosto.
Nel commentare i dati di settembre, Willie Walsh, direttore generale Iata, tiene a precisare: «La performance di settembre è uno sviluppo positivo, ma la ripresa del traffico internazionale rimane in stallo a causa delle continue chiusure delle frontiere e dei mandati di quarantena. La recente modifica della politica statunitense per riaprire i viaggi da 33 mercati per gli stranieri completamente vaccinati dall’8 novembre è uno sviluppo positivo, anche se atteso da tempo. Accanto a questi bacini di traffico ci sono le riaperture in altri mercati chiave come Australia, Argentina, Thailandia e Singapore, che dovrebbero dare una spinta al ripristino su larga scala dei viaggi aerei».
Nell’analisi delle regioni del mondo il Nordamerica primeggia nel contenimento del calo di traffico rispetto al settembre 2019 con un -30,5%, seguito dall’America Latina con un -39,4%, mentre l’Europa si attesta sul -50,3% e l’Asia-Pacifico continua a essere la macro area con le maggiori sofferenze con un -69% sempre rispetto al settembre 2019.