by Giorgio Maggi | 31 Gennaio 2020 13:57
L’epidemia da coronavirus non avrà effetti “distruttivi” sul trasporto aereo mondiale. A dirlo è Iata che, basandosi su quanto è successo in passato, si è lasciata andare a un cauto ottimismo sulla capacità di “resilienza” dell’aviation industry in casi come come questo. “Anche con la Sars, il traffico aereo internazionale è tornato ai livelli pre-crisi nel giro di nove mesi”, si legge in una nota ufficiale che sottolinea anche come nel caso dell’influenza aviaria, i tempi per ristabilire la normalità siano stati anche inferiori.
In attesa che tutto torni alla calma, sono però moltissime le compagnie aeree di tutto immondo che hanno interrotto, o quantomeno ridotto, i propri voli da e verso la Cina. In Italia, il blocco dei voli imposto dall’Enac “fino a nuove comunicazioni” riguarda di fatto tutti i vettori cinesi operanti sugli scali dello Stivale: da China Southern Airlines ad Air China, da China Eastern ad Hainan Airlines, i cui passeggeri sono invitati dall’Ente dell’aviazione civile ”a contattare le compagnie aeree e gli operatori con cui hanno acquistato il biglietto per ogni informazione”.
L’elenco delle compagnie, soprattuto europee e statunitensi, che hanno ridotto, o addirittura eliminato i loro collegamenti verso la Cina è però lungo. Ad esempio, Air Canada taglierà le frequenze dal 3 febbraio, mentre Air France (tra le poche in Europa che ha servito Wuhan prima della chiusura del suo aeroporto) ha soppresso tutti i voli fino al 9 febbraio (ma i passeggeri potranno modificare o cancellare i voli fino alla fine di febbraio).
Voli sospesi fino alla fine di febbraio anche per le compagnie del Gruppo Lufthansa, mentre Cathay Pacific ha dichiarato che manterrà i suoi voli verso la Cina continentale, riducendo della metà la capacità. I voli diretti a Wuhan operati dalla sua compagnia aerea gemella Cathay Dragon, tuttavia, sono stati cancellati.
Sul fronte Usa, American Airlines ha soppresso i voli in partenza per la Cina dalla costa occidentale di Los Angeles, ma non quelli da Dallas; Delta sta riducendo i servizi per Pechino e Shanghai dai suoi gateway asiatici attraverso Atlanta, Detroit, Los Angeles e Seattle. In totale, i voli settimanali verso la Cina diventeranno meno della metà del normale schedule. Analoga politica è anche quella seguita da United Airlines: il servizio da città come Newark, Washington, Chicago e San Francisco sarà temporaneamente interrotto, con la compagnia aerea che ha dichiarato che offrirà solo quattro partenze al giorno dagli Stati Uniti verso la Cina continentale e Hong Kong.
Per i vettori di oneworld, se Iberia e British Airways hanno smesso di volare verso la Cina, Finnair ha mantenuto i suoi voli per il Paese asiatico, sebbene abbia ridotto la frequenza dei voli per Pechino e fermato i voli per Nanchino. I voli della compagnia aerea verso altre città come Guangzhou e Shanghai non sono stati modificati.
Dal canto suo, Klm sta sospendendo il servizio in tre città della Cina continentale, tra cui Xiamen, Chengdu e Hangzhou, mantenendo inalterati i servizi per Pechino e Hong Kong. Tagli selettivi sul network anche da parte di Singapore Airlines, e della sua consociata regionale Silk Air: Pechino, Shenzen, Guangzhou, Xiamen, Chengdu e Chongqing subiranno delle riduzioni di frequenze fino all’inizio di marzo. Infine, Turkish Airlines, che ridurrà i voli verso Pechino, Guangzhou, Shanghai e Xian dal 5 febbraio.
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