Riconfermato da poche settimane alla guida di Ibar – Italian Board Airline Representatives – Flavio Ghiringhelli illustra strategie e buoni propositi per la prossima stagione dell’organismo che raccoglie oltre 50 vettori.
Per molti il 2023 è visto come l’anno zero per il trasporto aereo: qual è l’agenda delle priorità Ibar?
«Questo è l’anno della piena fiducia nelle capacità di ripresa del nostro settore. In Europa il 2022 si è aperto con un numero di voli pari a circa il 40% del 2019, nel corso dell’anno questo indice è salito per arrivare all’83%. In cima alla nostra agenda c’è il dialogo con i decisori politici e le istituzioni per far sì che l’Italia faciliti questo processo nell’interesse del sistema-Paese. Vogliamo essere propositivi e intendiamo costruire le nostre proposte in collaborazione con le associazioni del turismo e del trasporto merci, due settori fondamentali per il buon andamento dell’economia».
È tempo di un fondo di garanzia per insolvenze e fallimenti di vettori a tutela di passeggeri, t.o. e agenzie?
«Vorrei far notare che nel 2020-21, pur nella crisi più profonda del trasporto aereo, in Europa nessuno è rimasto a terra per il fallimento di una compagnia aerea».
Da più parti si chiede l’eliminazione delle addizionali comunali che penalizzano la crescita dell’aviation: qual è la posizione di Ibar?
«Qualsiasi forma di imposizione fiscale sul trasporto aereo costituisce un freno al suo sviluppo e in questo caso, poi, non vi è nemmeno una piena rispondenza tra la denominazione della tassa e il suo effettivo utilizzo. Siamo consapevoli che una quota di queste tasse serve a scopi di welfare, ma queste voci dovrebbero trovare copertura nella fiscalità generale. In queste settimane si moltiplicano gli annunci di altri incrementi delle addizionali da parte di diversi comuni e siamo preoccupati. Vogliamo porre il tema all’attenzione delle istituzioni nazionali perché un approccio localistico è dannoso. La ripresa ha bisogno di incentivi – soprattutto per gli investimenti in sostenibilità ambientale – e non di balzelli».
Quali sono gli ostacoli che non consentono di migliorare la connettività aerea nel nostro Paese?
«Più che di ostacoli, si parla di mancate opportunità. L’ appeal dell’Italia è enorme, la sua posizione geografica è favorevole ed è pur sempre il quarto mercato europeo. Direi che basta valorizzare i punti di forza e adottare politiche attrattive per le compagnie aeree, magari seguendo l’esempio della Spagna che ha calmierato le tariffe aeroportuali per i prossimi 5 anni».
Assoclearance ha confermato una forte attenzione per la politica degli slot: quali sono le istanze di Ibar?
«Gli slot aeroportuali sono un asset importante per i vettori e negli ultimi tre anni abbiamo visto quanto sia necessario adattare i regolamenti alle circostanze particolari che possono determinarsi. Questo vale anche per tutta la regolamentazione del nostro settore».
È auspicabile un tavolo tecnico con t.o. e agenzie per fronteggiare problemi come i contenziosi post Covid e il rialzo delle tariffe?
«Stiamo dando i nostri contributi all’Autorità di regolazione dei Trasporti nella stesura del regolamento per la conciliazione che darà, speriamo, nuovo impulso all’adozione delle “Alternative Dispute Resolutions” previste dall’Ue e applicate in molti Stati membri. Quanto al tema delle tariffe, un’associazione come Ibar non può entrare nel merito di discussioni di carattere commerciale. Mi limito a far presente che siamo reduci da mesi caratterizzati dalla compresenza di una domanda fortemente compressa e qualche difficoltà nella riorganizzazione dei cicli produttivi antecedenti alla pandemia. È peraltro innegabile che alcune componenti di costo al di fuori del controllo delle compagnie aeree (carburanti, parti di ricambio, impatto dell’inflazione sui costi del personale) finiscono per riverberarsi sui costi di viaggio per i passeggeri».