Più o meno 8,5 milioni di veicoli a motore su due ruote, tra scooter, vespe (la fabbrica Piaggio di Hanoi esiste dal 2008), enduro vere e proprie. Risultato: un abitante su due gira a Ho Chi Minh City a cavallo di un mezzo a motore, dando vita a un un traffico infernale (ma quasi senza incidenti e con un suo ritmo quasi musicale). Severamente vietato, per proteggere la propria incolumità, a qualsiasi straniero, a meno di non affidarsi al noleggio (con guidatore) di un mezzo fornito da GrabBike, l’Uber dell’Estremo Oriente.
D’altronde, a differenza del nord del Paese e della capitale Hanoi, che più risente delle influenze coloniali e dei nuovi amici-nemici cinesi, Ho Chi Minh City detiene il primato di città più moderna dell’intero Vietnam. Lo si vede dalla quantità di smartphone che girano per le strade e dall’amore per tutto ciò che è social network di giovani e meno giovani, anche se poi la prima linea della metropolitana non entrerà in funzione prima del 2022 e “solo” entro il 2030 il centro cittadino arriverà a bandire moto e motociclette.
Eppure, per chi ha la pazienza di farlo, anche la “vecchia” Saigon (intesa come quella del District 1), riesce a restituire molti tratti di quello che comunemente si associa a un Paese come il Vietnam: tradizioni, prima di tutto (da non perdere una visita alla pagoda An Quang, un luogo di culto buddista dove quiete e silenzio regnano sovrani, alla Cattedrale di Notre Dame, eredità della dominazione francese, così come l’Ufficio Postale Centrale); e poi un mix di culture e popoli che ne fanno una città cosmopolita da vivere a ogni ora del giorno (e della notte). A cominciare dalla più celebre zona di Pham Ngu Lao Street, o nei mille luoghi dove lo street food la fa da padrone: uno per tutti, il Ben Than Market, o ancora tra le viuzze della Chinatown locale.
Per chi ama invece le metropoli e lo stile urbano così frequente nelle città asiatiche, lungo le sponde del fiume Saigon non mancano le alternative: grattacieli, nuovi quartieri residenziali, centri commerciali, scuole internazionali. Sono questi i luoghi di residenza di “nuovi ricchi” ed expat. Appena fuori dal centro cittadino però (ma si parla già di decine di chilometri di distanza), la natura e la vita rurale tornano a prendere il sopravvento. Le prime spiagge lungo il Mekong si trovano a un centinaio di miglia, i Cu Chi Tunnels dove i vietcong organizzarono l’assalto finale alla città durante la guerra con gli americani, a un’ora o poco più di navigazione.
Strategici anche i collegamenti con il resto del Paese e, in particolare, con il “nuovo” paradiso delle vacanze: l’isola di Phú Quốc è a non più di un’ora di volo dall’ex Saigon, poco di più invece serve per raggiungere tutte le altre più importanti metropoli della regione, da Bangkok a Singapore. Tanto da far conquistare a Ho Chi Minh City il rango di un vero e proprio hub del sud-est asiatico.