«Il business travel anticipa spesso le tendenze in atto. Da tre anni i nostri dati segnalavano elementi positivi, pur all’interno di un quadro votato all’incertezza. Adesso finalmente queste prospettive sono sotto gli occhi di tutti, anche se bisognerà aspettare del tempo per ritornare ai livelli pre-crisi», ha detto Paola Olivari, condirettore della rivista Turismo d’Affari, promotrice dell’indagine realizzata insieme all’Università di Bologna.
Confermato dunque l’andamento positivo iniziato nel 2014, l’incremento riguarda tutti i segmenti – nazionale (+3,3%), internazionale (+1,2%) e intercontinentale (+1,7%) – tanto che nel 2015 la spesa per i viaggi d’affari sale a 19,5 miliardi di euro (+2%). Per quanto riguardo le mete, Stati Uniti e Brasile registrano la maggiore crescita, mentre frenano i viaggi verso la Cina. In Europa crescono le trasferte verso Germania e Francia.
In calo invece la durata media dei viaggi, dovuta all’aumento del cosiddetto escursionismo d’affari (+4,5%). I motivi sono semplici: la crescita delle opportunità di trasporto e la convinzione degli uffici viaggi di poter risparmiare effettuando trasferte in giornata fanno sì che anche i pernottamenti rimangano poco più che stabili, con un modesto incremento del 2%.
Sul fronte dei mezzi di trasporto, il treno registra la crescita maggiore (+3,9%), ma l’automobile si conferma il mezzo preferito da chi viaggia per lavoro (con una quota di mercato del 46,2%), mentre anche dal punto di vista qualitativo si notano segnali positivi quali la stabilizzazione del downgrading e downsizing delle flotte aziendali.
Anche il 2016 sarà un anno con il segno “più” secondo i travel manager intervistati. «Con una previsione positiva per il terzo anno consecutivo, gli ottimisti prevalgono soprattutto nel terziario a causa della maggiore esposizione delle nostre imprese industriali al rallentamento delle economie emergenti – afferma Andrea Guizzardi, curatore dell’Osservatorio – A crescere saranno soprattutto spesa e trasferte sui mercati core per il terziario, ovvero i segmenti nazionale ed europeo. Nel complesso le valutazioni dei travel manager intervistati sono compatibili con un aumento della spesa, in termini nominali, tra il 2,5 e il 4,5%. La proiezione sconta le positive prospettive di crescita per l’economia nazionale, la rivalutazione del dollaro e prezzi del petrolio stabili. Rimane comunque una grande incertezza legata agli scenari di crescita economica nei paesi emergenti, in primis la Cina».
A livello italiano, però, quella che emerge è una fotografia del tessuto produttivo sempre a due velocità. «Anche dal punto di vista dei viaggi d’affari, appare chiaro come la grande industria, tra delocalizzazioni passate e successive rilocalizzazioni, non se la passi poi male; mentre le piccole e medie imprese impegnate a conquistarsi in prima persona spazi sui meracti esteri, continuino a vedersela con una forte pressione fiscale», ha concluso il condirettore di Turismo d’Affari.