La spesa per il business travel delle aziende italiane cresce più velocemente del Pil. A mettere nero su bianco lo stato di salute dei viaggi d’affari italiani – 20,6 miliardi di euro nel 2019, con un +1,9% di aumento rispetto al 2018 – ci ha pensato l’Osservatorio Business Travel, nato dall’unione delle ricerche svolte sul tema dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo della School of Management del Politecnico di Milano con quelle del Center for Advanced Studies in Tourism (Cast) dell’Università di Bologna.
In particolare, sottolinea la ricerca, a realizzare la crescita più sostenuta sono le trasferte all’interno dei confini nazionali (+2,2%), mentre il mercato internazionale sale di appena l’1,8%. Ciò che più conta, però, è che la spesa legata al business travel è cresciuta di quasi il 5% dal 2010, segno che la crisi economica ha inizialmente pesato sulla dinamica della spesa nazionale, ma dal 2015 il mercato è tornato a crescere, e questo grazie soprattutto ai prezzi dei servizi di trasporto e di alloggio.
Sul fronte delle tipologie di spesa, il trasporto è la voce più rilevante nel budget per le trasferte (57% della spesa, con un +1,6% rispetto al 2018), anche se a crescere maggiormente rispetto all’anno scorso sono la spesa per alloggio (+1,9%) – grazie a un incremento del costo medio per camera e dei pernottamenti, più marcato sul mercato europeo – e soprattutto la spesa per ristorazione (+3,4%), che cresce sul mercato intercontinentale per l’effetto combinato della maggiore durata dei soggiorni e dell’apprezzamento del dollaro sull’euro.
«A influenzare maggiormente le dinamiche del business travel nel 2020 e negli anni a venire saranno le variabili in grado di modificare le catene di approvvigionamento esistenti nell’industria globale, dall’apprezzamento dei tassi di cambio delle economie avanzate alle guerre, siano esse commerciali o combattute sul campo, che generano incertezza e aumentano i costi di trasporto, senza dimenticare le politiche mirate a frenare le emissioni di gas a effetto serra», afferma Andrea Guizzardi, direttore dell’Osservatorio Business Travel.
L’instabilità dell’attuale quadro politico-economico si riverbera anche sulle attese dei travel manager per il 2020: la metà del campione prevede, infatti, un 2020 stazionario rispetto al 2019, con un incremento della spesa tra l’1,5% ed il 2,7%.
Comune alla quasi totalità delle aziende, è infine la propensione a digitalizzare i processi legati ai viaggi d’affari nelle aziende italiane. «Se da un lato si fa più ricorso a processi automatizzati, dall’altro ci si rivolge ancora a figure esperte specializzate, interne o esterne (74% del campione contro il 71% del 2017), come ad esempio le agenzie di viaggi – ha concluso Eleonora Lorenzini, direttore dell’Osservatorio – Parallelamente, cresce il ricorso a strumenti digitali come self booking tool o online booking tool messi a disposizione proprio da agenzie e tmc: vi si affida il 33% delle aziende (+8% rispetto al 2017). Si riduce invece, dal 23% al 14%, la quota di chi si affida a self booking tool scollegati da agenzie o tmc».