by Redazione | 23 Agosto 2022 10:49
È allarme rosso nelle imprese turistiche per i costi dell’energia. Federturismo ha infatti lanciato un appello urgente a tutti i partiti politici affinché il tema dei costi energetici sia messo in cima all’agenda elettorale[1] come problema da risolvere con urgenza nella nuova legislatura.
È la presidente dell’associazione in seno a Confindustria, Marina Lalli, a sottolineare che i costi energetici sostenuti dalle imprese del turismo in questi mesi di attività hanno azzerato i guadagni di tutta la stagione e stanno portando i bilanci in perdita. Le previsioni per l’autunno, con il PUN (Prezzo unico Nazionale dell’energia elettrica, ndr) in aumento del 40%, disegnano uno scenario apocalittico che porterà alla chiusura di migliaia di attività turistiche e non.
«Ci sono strutture, come un hotel sul mare in Sicilia – precisa Lalli – che sono passate da 40mila euro nel luglio 2021 a 144mila euro nello stesso mese di quest’anno. Altre, come un villaggio turistico in Veneto, da 350mila euro a 1,3 milioni di euro su base annua, tanto da decidere di chiudere in anticipo la stagione rimborsando i clienti che avevano già prenotato».
Per Federturismo con questo trend sono poche le attività che potranno resistere ad ulteriori aumenti previsti dopo l’estate. Ancor più grigia la prospettiva per la stagione invernale che rischia addirittura di non partire perché i costi per innevamento e gli impianti a fune con questi prezzi non potranno garantire il servizio, pena il fallimento dell’impresa.
Da qui l’appello urgentissimo di Federturismo a trovare strumenti di mitigazione dei costi energetici, perché ne va del 13% del Pil italiano.
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