Il cliente torna in agenzia (se l’agenzia ci sa fare)
Sui fattori emergenti nella stagione turistica 2023, molti analisti concordano su almeno tre fenomeni incontestabili. Primo: il ritorno nelle agenzie di viaggi, dettato dal bisogno di tutele, e assistenza durante lo svolgimento della vacanza. Un revival alimentato anche dalle nuove generazioni, magari intercettate sui canali social dalle adv finalmente sintonizzate con le giovani leve di viaggiatori.
Tanta più distanza c’è tra il luogo di residenza e quello di soggiorno, tanto più ci si rivolgerà a un’agenzia di fiducia. Mentre gli strumenti digital continueranno a servire per informarsi.
C’è poi l’affermarsi della sharing hospitality, opzione di alloggio destinata ad aumentare in quantità e qualità, con un atteso boom del booking di sistemazioni unconventional come house-boat, lodge, palafitte e opzioni outdoor (dai classici camping ai glamping), che tanta fortuna hanno avuto nel periodo di ripartenza post Covid.
Terzo, ma non certo marginale, fenomeno è l’inarrestabile tramonto della formula “pensione completa”. Alcuni ricercatori precisano che non si tratta di un epilogo legato alla congiunturale esigenza di risparmio, ma di una sorta di oculatezza nei confronti dei servizi basici della vacanza.
Si fanno largo, dunque, formule più “friendly” con ampia libertà di selezione che permettono, all’atto della prenotazione, di acquistare solo i servizi ritenuti essenziali e irrinunciabili. Per poi sfruttare – ma solo in seconda battuta – la flessibilità delle offerte.