Se Uvet fosse un corpo avrebbe in capo Luca Patanè, il braccio destro Andrea Gilardi e quello sinistro Ezio Birondi. Il primo proteso sul network, il secondo sul tour operating. E se il cuore è sempre Enrico Ruffilli con il business travel, il polmone è senza dubbio Gabriele Milani con Fto, perché dalle attività dell’associazione passa l’aria: ovvero l’apertura al mondo extraUvet. Tutti manager di nuova generazione – strutturati, volitivi e con un’idea dirompente del mercato – che il presidentissimo, non a caso, ha posizionato nelle articolazioni chiave del Gruppo perché funzioni come una macchina perfetta.
Nelle aziende sane si dice debba esserci una mente collettiva: le buone idee, la ricetta per curare le ferite, non sono esclusiva del boss. Possono giungere dal management, dalle seconde file o arrivare – inattese – dalle stanze di periferia. La dote del capo? Saperle cogliere. E prima ancora collocare l’uomo giusto al giusto posto. Patanè sembra averlo intuito rimpastando i vertici della sua azienda.
Per questo oggi il corpo uvettiano – tanto per restare nella metafora – appare più tonico e scattante, pronto a correre sull’impervia pista del leisure. Laddove Alpitour, con la sua antica tradizione da t.o. e il massiccio controllo della filiera, la fa da padrone.
C’è quel proverbio che dice “hai voluto la bicicletta e ora pedala”. Uvet, che finora ha indossato per lo più la maglia dei viaggi d’affari, dovrà pedalare forte. Ma prima di tutto completare la “preparazione atletica” con l’annunciato stretching per la società di gestione alberghiera e la divisione incoming del Gruppo. Due gambe dello stesso corpo che potrebbero trovare slancio nelle ali – ancora tutte da spiegare – di una rinnovata Blue Panorama.