by Roberta Moncada | 18 Febbraio 2022 7:28
La notizia era già nell’aria[1], ma adesso è ufficiale: dal prossimo mese, il Giappone allenterà i suoi severi controlli alle frontiere. È quanto ha dichiarato ai media il primo ministro giapponese Fumio Kishida.
Da marzo, quindi, il Paese del Sol Levante consentirà nuovamente gli ingressi di cittadini stranieri come studenti e viaggiatori d’affari. Ancora esclusi, per il momento, gli arrivi dei turisti, ma l’intenzione del governo sembra essere quella di una graduale riapertura.
«Non è realistico allentare le misure tutte in una volta – ha detto Kishida in conferenza stampa – stiamo gradualmente camminando verso l’uscita della sesta ondata e dobbiamo iniziare a prepararci per la fase successiva, a tappe».
Kishida ha anche affermato che ridurrà a tre giorni la quarantena per tutti gli arrivi con almeno una dose di richiamo del vaccino anti Covid. Chi arriva da Paesi dove l’epidemia è sotto controllo (anche se non è stato specificato quali), invece, potrà essere del tutto esentato dalla quarantena. Ampliato anche il limite giornaliero di persone autorizzate a entrare in Giappone, che passerà da 3.500 a 5.000.
La decisione arriva a seguito delle crescenti richieste da parte di università, imprenditori ed economisti di allentare le restrizioni all’ingresso e la preoccupazione per i costi economici e reputazionali del divieto di ingresso.
Nell’ultima settimana, persino i liberal democratici (Ldp) e il loro partner minore di coalizionl, Komeito, hanno esortato il governo Kishida a revocare le restrizioni alle frontiere.
Secondo l’Agenzia per i servizi di immigrazione, fino a 147.000 studenti che hanno ottenuto il visto sono ancora in attesa di entrare nel Paese.
«Gli studenti stranieri che non possono venire in Giappone scelgono altri Paesi, con conseguente danno di reputazione per noi», aveva affermato Tomohiro Yamamoto, capo del comitato per la politica educativa dell’Ldp, in una riunione del partito lunedì.
Anche la Japan Business Federation, nota come Keidanren, ha criticato le restrizioni all’ingresso del governo, definendole equivalenti alla politica di isolamento seguita dal Giappone per oltre 200 anni, che si è conclusa nel 1853.
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