C’è chi ha scelto di togliersi un giorno libero e resta aperto anche di sabato, chi si è tolto lo stipendio per garantirlo quantomeno ai suoi dipendenti, chi è pronto a partire per il sit-in del 2 marzo a Roma davanti al Mise (ore 10.00, via Molise, 2). La malagestione dell’emergenza coronavirus sta facendo malissimo all’economia e le imprese del turismo stanno accusando il colpo così, tra una richiesta al governo e nuove idee per rinforzare il cash flow, adv e t.o. hanno scelto di contrastare i danni che sta provocando «una psicosi assurda più che le ordinanze della presidenza del consiglio», spiega Piero Giovinazzo de I Viaggi di Adriano, che in questo periodo è corso ai ripari riducendo il numero di ore dei propri dipendenti e togliendosi il proprio salario, «nella speranza di non dover licenziare nessuno nei prossimi mesi».
Perché questa sarebbe una vera sconfitta: «Il rischio di non poter pagare le mie dipendenti e trovarmi costretta a ridurre il personale c’è. Non poterlo pagare o dover parlare di licenziamenti per un errore non mio è una cosa che non mi fa dormire la notte», racconta Giada Marabotto dell’agenzia di viaggi Volver, che così come il tour operator di Piero Giovinazzo si occupa per l’80% di turismo scolastico ed è alle prese con una sospensione – il cui termine sarebbe fissato al 16 marzo – che in alcuni casi va oltre lo stop attivato dal decreto ministeriale, con la richiesta di annullamento di gite anche ad aprile, maggio o addirittura più in là.
«È il momento di essere compatti e fare qualche sacrificio in più – ribadisce Antonella Ruperto di Happyland, anch’essa specializzata in viaggi d’istruzione – Faccio riunioni su riunioni con i miei dipendenti ed è necessario lanciare nuove idee, possibilmente con positività e sempre con il sorriso, perché tutto questo passerà. Certo è un peccato vedere il lavoro dei mesi scorsi vanificato e quello attuale rallentato. Mi aspetto sostegno fiscale: ci è dovuto visto quello che è stato combinato».
Ma non è solo il turismo scolastico a soffrire dell’attuale crisi, è il mondo dei viaggi nel suo complesso a essere intaccato, almeno per adesso: «Non è semplice contrastare la paura razionalmente – commenta Silvia Graziani di Deka Viaggi – Chi oggi entra in agenzia ha timore di partire non tanto per contrarre il coronavirus, ma di rimanere bloccato in quarantena chissà in quale parte del mondo, di farsi ore e ore di aereo per poi tornare subito indietro», visto tra l’altro che la lista della Farnesina dei Paesi che attualmente applicano restrizioni per i viaggiatori italiani diventa sempre più lunga.
«Il governo deve intervenire subito fiscalmente e sono necessari ammortizzatori sociali a sostegno dei mancati incassi – prosegue Silvia Graziani – La situazione non è bella e la difficoltà nel mantenere i gruppi è tanta, così come non è semplice la pianificazione per l’estate e il periodo di ottobre. C’è grande incertezza, quindi si deve intervenire».
Infine, Barbara Baldini di Sette Leghe, agente di viaggi da oltre trent’anni, ricorda i momenti legati alla Guerra del Golfo, alle torri gemelle o anche agli tsunami, ma parla dell’effetto-coronavirus come il peggiore di tutti, sicuramente per l’Italia: «All’inizio, personalmente, non ho avuto alcun problema di cancellazioni, fino alla settimana scorsa ho lavorato tantissimo anche sull’estero. Con lo scoppio di questa psicosi, data la cattiva gestione della situazione, chiaramente è cambiato tutto. Per fortuna, però, a parte un annullamento sul Mar Rosso, che poi non rientra tra le destinazioni stoppate, i miei clienti per ora possono partire tutti».
«Il problema sta nel blocco totale delle prenotazioni attuali: in questi giorni praticamente sono ferma. Neanche i biglietti del treno sto facendo – conclude Baldini – Sto cercando di tranquillizzare tutti, nella speranza che l’emergenza rientri, che ripeto è psciologica e va assolutamente ridimensionata. Il danno economico sarà grande, soprattutto nei mesi a venire, e bisognerà recuperare, anche se non sarà semplice. Il governo deve dare il suo supporto, non solo alle zone rosse: a tutto il comparto, partendo dalle scadenze di marzo».